Disturbi alimentari e dinamiche famigliari: che ruolo hanno nel loro sviluppo?
Disturbi alimentari e dinamiche famigliari: che ruolo hanno nel loro sviluppo?
I disturbi alimentari sono spesso sintomi di una varietà di stress ambientali, sociali e familiari. La dr.ssa Martina Valizzone, specialista in psicologia, ci parla dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) e della loro relazione al funzionamento familiare.
Qual è il legame tra i disturbi alimentari e i problemi nei rapporti con la famiglia? L’abbiamo chiesto alla dr.ssa Martina Valizzone, specialista in psicologia, per cercare di capire insieme come affrontare al meglio queste problematiche tanto delicate.
“Quando parliamo di disturbi del comportamento alimentare (DCA) non possiamo non analizzare il legame tra il disturbo in questione e i rapporti familiari, soprattutto se questi si manifestano durante la preadolescenza o la prima età adulta. Le cause dei DCA sono molteplici e il comportamento di chi soffre di questi disturbi dipende da moltissimi fattori, solo alcuni direttamente collegati al funzionamento familiare.
Malgrado questo, però, è possibile ritrovare all’interno di queste famiglie dinamiche disfunzionali che tendono a ripetersi. Secondo l’approccio sistemico-relazionale, famiglie in cui uno dei membri manifesta un disturbo alimentare sono definite famiglie invischiate, con confini poco distinti e ruoli confusi.
La rigidità dei confini, ovvero dell’insieme delle regole familiari che stabiliscono i ruoli e le funzioni di tutto il sistema, non permettono ai singoli individui di differenziarsi e individuarsi dal proprio nucleo familiare. Si tratta, infatti, di famiglie dove le spinte verso l’autonomia e l’emancipazione personale sono scoraggiate a favore dell’unità familiare.
In generale, nelle famiglie dove è presente un disturbo alimentare, si può osservare come le regole e le abitudini che legano i vari membri del sistema, non si adattano alle necessità mutevoli di ciascuno ma tendono a rimanere fisse, manifestando così una forte resistenza al cambiamento che nei momenti più critici può manifestarsi attraverso il sintomo alimentare di uno dei suoi componenti.
Per riassumere, tra le caratteristiche che si riscontrano più frequentemente nelle famiglie in cui è presente un disturbo del comportamento alimentare, includiamo:
- la mancanza di comunicazione e partecipazione emotiva;
- la non risoluzione dei conflitti;
- l’iperprotettività;
- la rigidità delle regole familiari e la mancanza di adattamento al cambiamento;
- la mancanza di confini chiari;
- le aspettative genitoriali che non tengono conto delle aspirazioni dei figli;
- le presenza di convinzioni erronee e fuorvianti circa l’alimentazione, l’apparenza e l’aspetto fisico.
Conoscere la malattia, comprenderla nelle sue caratteristiche e nella sua evoluzione è un passo indispensabile per procedere nel processo di cura.
Ѐ importante che a livello familiare i componenti della famiglia, provino a:
- avere un atteggiamento aperto, non giudicante e colpevolizzante nei confronti di chi manifesta il sintomo;
- evitare che il disturbo alimentare diventi il perno della vita familiare;
- entrare emotivamente in contatto gli uni con gli altri;
- rispettare i movimenti di autonomia dei membri del nucleo familiare;
- prediligere una comunicazione basata su osservazioni e rinforzi positivi.
Dal momento che il sintomo espresso da uno dei membri del nucleo familiare è espressione della sofferenza di tutto il sistema, quando ci si confronta con un disturbo dell’alimentazione, è fondamentale che accanto ad un percorso di psicoterapia individuale, rivolto al soggetto che manifesta la problematica alimentare, sia previsto un sostegno psicologico rivolto anche agli altri componenti del nucleo nella forma di una terapia familiare, che vede il coinvolgimento attivo di tutto il sistema familiare nel processo di cura.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)