Addiction Biology: astinenza da eroina, dopo 30 giorni ci guadagna la salute del cervello
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Astinenza da eroina, dopo 30 giorni ci guadagna la salute del cervello
Le moderne tecniche di neuroimmaging hanno dimostrato che l'uso cronico di eroina causa delle alterazioni microstrutturali nella sostanza
bianca del cervello. È tuttavia possibile recuperare la normalità strutturale dopo un periodo di astinenza? A questa domanda hanno cercato di rispondere i ricercatori della Cental South University (Cina) e della University of Cambridge (Inghilterra) in uno studio longitudinale con
Risonanza Magnetica (RM). Gli studiosi hanno utilizzato una tecnica particolare di RM nota come DTI (Tensore di Diffusione) per studiare la
microstruttura della sostanza bianca del cervello, l'insieme dei fasci di fibra necessari per la corretta connessione tra gli emisferi, in un
gruppo di venti soggetti dipendenti da eroina (età media di uso della sostanza 4,05± 2,21 anni). I dati di DTI dimostrano una riduzione
dell'anisotropia frazionaria (FA), un indice della diffusività dell'acqua, nella corteccia frontale e nel giro cingolato degli eroinomani
rispetto ad un gruppo di controllo. La riduzione di FA quantifica una condizione di anomalia microstrutturale della sostanza bianca
cerebrale, responsabile a livello comportamentale dei deficit cognitivi che inducono alla dipendenza. I soggetti eroinomani, monitorati nel
tempo, dimostrano tale riduzione anche dopo tre giorni di astinenza dalla sostanza. Tuttavia dopo trenta giorni di astinenza, non si
osservano differenze nei valori di FA tra eroinomani astinenti e soggetti di controlli. Nonostante alcune limitazioni metodologiche della
ricerca (l'esiguo campione di studio e variabili confondenti non incluse nell'analisi, come il fumo di sigaretta), i risultati dimostrano una
probabile reversibilità di questa tipologia di alterazione cerebrale con l'astinenza dall'eroina e aprono un'interessante riflessione sul
ruolo della plasticità cerebrale per il recupero cognitivo lontano dall'effetto delle droghe.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)