La nuova strage dell’eroina in Italia: decessi per overdose +9,7% in un anno
La nuova strage dell’eroina in Italia: decessi per overdose +9,7% in un anno
L’Italia sta ricominciando«a contare i morti». Dopo un calo costante durato più di 15 anni, dal 2017 sono tornati ad aumentare. Ma non se n’è accorta. Non vuole vedere. E nessuno tra politici, responsabili della salute pubblica, sindaci, assessori (tranne poche menti illuminate, o terrorizzate da una storia che già si conosce) si chiede perché la curva dei decessi ha piegato — di nuovo — verso l’alto. E qualcuno si chiede qual è (quali sono) le sostanze che uccidono? È l’eroina? Solo l’eroina? O i «fentanili», farmaci oppioidi sintetici (ultra potenti «parenti» dell’eroina creati in laboratorio) che negli Stati Uniti stanno provocando un’ecatombe, e che in Italia hanno già causato due decessi, uno a Milano, l’altro a Varese? Intanto sono 350 i decessi classificati come overdose negli anni 2015-2017. Ma alla voce «sostanza responsabile del decesso», ci si scontra con un: «Non identificata». Contemporaneamente le statistiche dicono che il numero dei morti torna a salire a causa di una sola sostanza: eroina. Solo segnali, per il momento, ma per leggerli, ed eventualmente contrastarli, bisognerebbe conoscere una storia iniziata 46 anni fa.
Il primo morto
Nel 1973 viene rapito a Roma Paul Getty III, nipote dell’uomo all’epoca più ricco del mondo; un’epidemia di colera si diffonde in estate a Bari, Palermo, Napoli, Cagliari; a settembre il segretario del Pci Enrico Berlinguer lancia la proposta del «compromesso storico»; e a dicembre, il giorno 17, un commando di terroristi palestinesi attacca un aereo della Pan Am a Fiumicino, una strage che provoca 34 morti. In quell’anno passa del tutto inosservata la prima vittima di un’altra strage, che si sarebbe propagata per decenni: il primo decesso in Italia per overdose di eroina. Uno stupefacente che iniziava appena a comparire sullo scenario criminale e sociale, come raccontano gli archivi italiani dell’antidroga (un chilo d’eroina sequestrato nel 1971, 29 chili l’anno dopo). A partire da quell’anno, in Italia, di droga sono morte oltre 25 mila persone. L’anno peggiore fu il 1996: 1.562 decessi per overdose (275 dei quali in Lombardia, 220 nel Lazio). I numeri «parlano»: l’eroina si diffonde e crea per qualche anno un numero sempre più ampio di tossicodipendenti, all’inizio sono anni di latenza, di incubazione. Poi, si iniziano a contare i morti. Sempre di più.
Nuovo anno nero: il 2017
Per 16 anni (dal 2000 al 2016) i decessi sono calati gradualmente (meno 48 per cento). Un trend positivo, ma che ha portato l’oblio sul tema droga. Nel 2017 però arriva, inaspettata, una inversione di tendenza: più 9,7 per cento in un anno solo. A determinarla, un aumento della diffusione di eroina. Nel 2016, su 268 morti, 99 sono da eroina, pari al 37 per cento; l’anno dopo, l’ultimo su cui si hanno dati disponibili e certificati, su 294 vittime, 148 sono per eroina: un aumento del 50 per cento. Solo per dare un’idea, sempre nel 2017, 53 morti sono legate alla cocaina, 13 al metadone, 1 ai barbiturici e 2 all’Mdma. Guardando all’età , i livelli di mortalità più alti si riscontrano a partire dai 25 anni per raggiungere i picchi massimi nella fascia superiore ai 40 anni. La domanda decisiva allora diventa: sono i primi segnali di una nuova potenziale strage? Per capirlo bisogna incrociare i dati delle Relazioni al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, i rapporti della Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) e lo studio del Cnr sull’uso di alcol e sostanze psicoattive in Italia.
Le morti «misteriose»
Ai 148 morti acclarati per eroina nel 2017, si aggiungono 74 morti da sostanza non determinata: sostanzialmente decessi «misteriosi», non attribuibili con certezza a sostanze note (erano 118 nel 2016). Una delle ipotesi è che siano però anche quelli legati all’eroina, probabilmente tagliata con altre sostanze. Sui tagli e le «sperimentazioni» criminali si hanno poche certezze, anche perché una delle principali carenze del sistema italiano è una totale mancanza di analisi preventiva sulle sostanze al fine di adeguare le risposte sociali e sanitarie. Il mercato della droga, come quello legale, deve fidelizzare i clienti, conquistarne di nuovi, allargare i profitti: dunque cerca il punto di compromesso tra qualità della sostanza, prezzo, impiego di altre sostanze. Questo punto di intersezione sta sempre più in basso, e si è visto a Milano, al «boschetto» di Rogoredo, la piazza di spaccio più grande del nord Italia dove le forze dell’ordine stanno facendo un importante lavoro di prevenzione. Qui i prezzi erano scesi fino a 5 euro a dose e anche più sotto, con una «qualità» ancora accettabile visto che viene utilizzata anche da persone con una lunga storia di tossicodipendenza. Nelle altre città i prezzi sono più alti. Una nuova emergenza sono poi gli psicofarmaci spacciati per strada, anche quelli low cost e facilmente reperibili dai ragazzi (sostanze «legali»): Rivotril, Suboxone, Contramal, il primo a base di benzodiazepina, utilizzati per combattere l’ansia o l’epilessia. Se associati all’alcol e presi in dosi massicce o mixati con altre sostanze hanno effetti simili all’eroina.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)