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Hikikomori, la nuova forma di disagio giovanile che spaventa anche l'Italia

Hikikomori, la nuova forma di disagio giovanile che spaventa anche l'Italia

Hikikomori, la nuova forma di disagio giovanile che spaventa anche l'Italia

“Hikikomori” è un termine giapponese che significa “stare in disparte” e descrive quelle persone, principalmente giovani tra i 14 e i 30 anni, che decidono di ritirarsi dalla vita sociale e di rinchiudersi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. In Giappone gli Hikikomori sarebbero più di un milione e mezzo e nel nostro Paese l’associazione Hikikomori Italia parla di almeno 100 mila casi. A giugno di quest’anno, nella provincia di Verona sono state oltre 20 le madri disperate che si sono rivolte agli specialisti.

21 AGO - Un disagio esistenziale poco conosciuto, perché nuovo, che colpisce ragazzi/adulti tra i 14 ed i 30 anni, portandoli all’isolamento da tutto e tutti. Stiamo parlando del fenomeno dell’Hikikomori. Pur essendo intelligenti, sensibili e molto spesso più maturi della loro età, non si sentono in grado di frequentare coetanei anzi si vergognano, ritirandosi a vita isolata e disinteressandosi a qualsiasi tipo di relazione. A far luce su un fenomeno così poco conosciuto è la dott.ssa Marisa Galbussera, dell’Ordine degli Psicologi del Veneto e psicoanalista a Padova. “Ne ho in cura più d’uno – ci spiega– e vi posso dire che è una piaga che sta colpendo i ragazzi giovani e che pochissimi ne parlano. Numeri precisi in Veneto ancora non ne abbiamo, ma da quest’anno ci sono dei percorsi specifici per chi soffre di questa patologia”.  

A giugno di quest’anno, solo nella provincia di Verona sono state oltre 20 le madri disperate che si sono rivolte a degli specialisti. Anche se questo tipo di malattia è nuova, si può provare a tracciare con l’aiuto della dott.ssa Galbussera un profilo di chi soffre. “Sono per la maggioranza ragazzi maschi, adolescenti o giovani adulti, spesso figli unici, introversi, intelligenti e sensibili, critici e negativi nei confronti della società. I primi sintomi sono quelli di un isolamento graduale, che generalmente inizia con il rifiuto di frequentare la scuola, ma che via via si traduce in un allontanamento su tutti i fronti dalla società. Spesso, ma non sempre, usano massicciamente il web e, a volte, sono violenti con i genitori”.


Questi ragazzi non sono depressi, semmai la depressione arriva dopo un po’, e non vogliono nemmeno essere aiutati perché sono convinti di stare bene. “Non è semplice aiutarli – ci spiega la dottoressa - perché spesso si rifiutano di rivolgersi allo specialista. Occorre così intervenire sul contesto familiare per modificarne il clima, prevedendo anche degli interventi a domicilio. In altri casi è il giovane stesso che accetta di recarsi dal curante, perché si rende conto della situazione di isolamento in cui versa e di come la sua vita e il suo percorso di crescita si siano arrestati”.

(...omissis...)

Endrius Salvalaggio

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=64917

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)