IAD (Internet Addiction Disorder): disintossicazione digitale
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Dipendenza da Internet: in Usa si “cura” in ospedale
Kevin Roberts è un quarantatreenne americano originario della Pennsylvania. Fino a dieci anni fa la sua vita era fortemente condizionata dalla dipendenza da videogiochi.
Trascorreva dalle otto alle 12 ore davanti allo schermo del suo computer. Già autore di Cyber Junkie: Escape the Gaming and Internet Trap in cui racconta la sua esperienza di dipendente da videogiochi, oggi Kevin Roberts è noto anche per essere tra i primi pazienti del Behavioral Health Services del Bradford Regional Medical Center in Pennsylvania (Usa), che ospita, dallo scorso 9 settembre, il primo programma statunitense dedicato ai malati gravi della Rete.
Fondato dalla psicologa ed esperta in IAD (Internet Addiction Disorder) Kimberly Young, il programma di cura, riservato ad un numero non superiore ai quattro pazienti alla volta e guidato da un team di psicologi esperti nel settore, prevede che i pazienti vengano sottoposti ad un’attenta valutazione psicologica e seguiti in terapie individuali e di gruppo affinché possano imparare un modo nuovo di utilizzare Internet , senza che questo comprometta in modo significativo la loro vita. Insomma, un vero e proprio ospedale per web-degenti.
Il programma di cura è destinato a coloro che hanno distrutto le proprie vite a causa della dipendenza patologica da internet, persone finite in una spirale senza ritorno. I pazienti, ha spiegato la Young, non saranno semplicemente persone che trascorrono gran parte del tempo davanti al computer, ma utenti di Internet ossessionati dal mondo digitale. Coloro che arrivano a perdere il sonno pur di rimanere in “contatto” con la Rete. Un programma, quindi, di “disintossicazione digitale”, definita da 72 ore consecutive di astinenza forzata da Internet, durante le quali il dipendente soffre e manifesta i sintomi tipici delle dipendenze “classiche”: depressione, irritabilità, insonnia, agitazione psicomotoria, comportamenti violenti…
Ma come possiamo distinguere una dipendenza patologica da un semplice passatempo ludico?
Il fascino che le esperienze di Internet e di realtà virtuali, in generali, esercitano sulla persona presenta non pochi punti in comune con le situazioni di dipendenza da abuso di sostanze. In modo analogo al tossicomane, infatti, i consumatori di esperienze virtuali nella fase iniziale scoprono la possibilità di accedere ad un mondo altamente gratificante rispetto ai loro bisogni.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)