Il DSM V e le dipendenze da non sostanze: l'Internet Addiction Disorder
DSM V - DIPENDENZE DA NON SOSTANZE: L'INTERNET ADDICTION DISORDER
Introduzione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive la dipendenza patologica come quella condizione psichica, e talvolta anche fisica, causata dall’interazione tra una persona e una sostanza tossica. Tale interazione determina un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione.
Le nuove dipendenze, o dipendenze senza sostanza, si riferiscono a una vasta gamma di comportamenti anomali: tra esse possiamo annoverare il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da TV, da internet, lo shopping compulsivo, le dipendenze dal sesso e dalle relazioni affettive, le dipendenze dal lavoro e alcune devianze del comportamento come l’eccesso di allenamento sportivo (sindrome da sovrallenamento).
Il disturbo da abuso della rete telematica, l’Internet Addiction Disorder (IAD), ha riscosso una certa attenzione da parte della comunità scientifica. Circa il 40% della popolazione mondiale possiede oggi una connessione internet. Dal 1999 ad oggi gli utenti sono aumentati di almeno 10 volte; nel 2005 si è raggiunto il primo bilione di utenti, nel 2010 due bilioni e nel 2014 si raggiungerà il terzo bilione (Ropelato, 2014). Molti psicologi, nel corso delle loro ricerche, hanno evidenziato come le persone che passano molto tempo online, possono manifestare problemi nel loro matrimonio, in famiglia, a scuola e al lavoro (De Angelis, 2000).
Per la prima volta, il DSM-5 comprende, insieme ai disturbi da uso di sostanze, anche il disturbo da gioco d’azzardo che non è correlato all’uso di una sostanza. La task force e i gruppi di lavoro del DSM-5 hanno stabilito che ad oggi, non esisteva evidenza sufficiente per giustificare l’inclusione dell’IAD nella categoria diagnostica delle dipendenze da non sostanze. Sono stati però proposti, nella sezione 3, riservata alle condizioni che richiedono ulteriori ricerche prima di essere formalmente considerate disturbi, i criteri diagnostici per il disturbo da gioco su internet.
La dipendenza da internet comprende aspetti differenti a seconda del tipo di attività svolta in rete: sesso virtuale, relazioni virtuali, gioco online (d’azzardo e non), ed è diffusa non solo tra le nuove generazioni, ma in grande misura anche tra adulti ed anziani. Il rischio è quello di affrontare tutte le relazioni interpersonali in modo surreale e che il suo sovra-utilizzo per la gestione delle relazioni e delle proprie emozioni, si tramuti in una vera e propria dipendenza.
Nel corso di questo lavoro, approfondiremo il tema della dipendenza da internet nelle sue varie manifestazioni e il suo trattamento in psicoterapia.
Caratteristiche diagnostiche e rilevanza del problema
Ivan Goldberg propose nel 1995, in forma provocatoria, di introdurre nel DSM una nuova sindrome denominata Internet Addiction Disorder (Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dipartimento Politiche Antidroga, 2014).
Si può parlare di dipendenza quando la maggior parte del tempo e delle energie vengono spesi nell’utilizzo della rete, creando in tal modo menomazioni forti e disfunzionali nelle principali e fondamentali aree esistenziali, come quella personale, relazionale, scolastica, familiare, affettiva. Le dinamiche di dipendenza dalla rete telematica si possono sviluppare al punto da presentare fenomeni analoghi alle dipendenze da sostanze, con comparsa di tolleranza, craving e assuefazione.
Secondo le ultime rilevazioni, oltre 240.000 adolescenti italiani passano più di tre ore al giorno dinanzi al computer. In alcuni casi estremi, l’adolescente, dopo aver frequentato la scuola, viene completamente assorbito da una realtà parallela e passa l’intera giornata in una dimensione virtuale. L’IAD coinvolge anche gli adulti e il risultato finale è il quasi completo allontanamento dalla vita reale, caratterizzato dal rifiuto delle normali attività ludiche e sociali (Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dipartimento Politiche Antidroga, 2014).
La dipendenza dalle nuove tecnologie è sicuramente in fase di crescita e purtroppo viene spesso confusa con situazioni psicopatologiche diverse. Il gioco d’azzardo patologico è al momento l’unico disturbo non correlato a sostanze, inserito come categoria diagnostica nel DSM-5. Il gruppo di lavoro del DSM-5 ha esaminato più di 240 articoli trovando similitudini comportamentali tra gioco su internet, disturbo da gioco d’azzardo patologico e disturbo da uso di sostanze (American Psychiatric Association, 2014). Mancando però ancora una definizione standard dell’IAD è difficile determinare i dati di prevalenza con precisione. Esistono solo alcuni resoconti provenienti dall’Asia molto contradditori, che assegnano agli adolescenti maschi una prevalenza dell’8.4% e per le femmine del 4.5% (Rumpf and colleagues, 2013).
Attualmente sono stati riconosciuti cinque tipi di dipendenza (Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dipartimento Politiche Antidroga, 2014):
- Dipendenza dalle relazioni virtuali (Cyber-Relational Addiction), caratterizzata da un’eccessiva tendenza ad instaurare rapporti d’amicizia o amorosi con persone conosciute in rete principalmente via chat, forum o social networks. In tale condizione, le relazioni online diventano rapidamente più importanti dei rapporti nella realtà con la famiglia e con gli amici reali.
- Sovraccarico cognitivo (Information Overload), caratterizzato da una ricerca ossessiva di informazioni sul web: gli individui trascorrono sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e nell’organizzazione dei dati in rete.
- Dipendenza dal sesso virtuale (Cybersexual Addiction), nella quale si individua un uso compulsivo di siti dedicati alla pornografia e al sesso virtuale. Gli individui sono di solito dediti allo scaricamento e all’utilizzo di materiale pornografico online, sono coinvolti in chat per soli adulti e possono manifestare masturbazione compulsiva.
- Gioco Offline (Computer Addiction), caratterizzato dalla tendenza al coinvolgimento eccessivo in giochi virtuali che non prevedono l’interazione tra più giocatori e non sono giocati in rete.
- Gioco Online (Net Compulsion), nel quale si evidenziano coinvolgimento eccessivo e comportamenti compulsivi collegati a varie attività online quali il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, i giochi di ruolo.
Circa un terzo degli utenti internet navigano in rete come forma di fuga o per cambiare il proprio umore. Gli uomini sono in genere attratti da siti a sfondo sessuale. Le donne sono invece più orientate a passare il tempo a flirtare in chat dedicate. Gli uomini preferiscono stimoli visivi e esperienze sessuali focalizzate. Le donne sono invece maggiormente concentrate sulle relazioni e interazioni (De Angelis, 2000).
La diagnosi del gioco d’azzardo patologico si avvicina particolarmente all’IAD perché comporta il fallimento della capacità di controllo senza implicare un’intossicazione da sostanza. L’IAD è una modalità eccessiva di utilizzo della reta telematica che si traduce in una serie di sintomi cognitivi e comportamentali tra cui la perdita di controllo, la tolleranza e l’astinenza. Se ai soggetti viene impedito di usare il computer, diventano irritabili, ansiosi o tristi. Spesso rimangono senza cibo o sonno per lunghi periodi e trascurano i normali doveri sociali. Nel caso di gioco online (Net Compulsion), caratteristica essenziale del disturbo è la partecipazione ricorrente e per lungo tempo a giochi di gruppo che prevedono la competizione e la strutturazione di attività sociali di interazione durante il gioco. In tale condizione, vengono trascurate le occupazioni personali, familiari o professionali.
Aspetti eziologici legati all’IAD
A tutt’oggi non si conoscono le cause che determinano l’insorgenza dell’IAD. Le attuali conoscenze neurobiologiche portano a ipotizzare l’esistenza di un disequilibrio tra il sistema della serotonina e della dopamina, mediatori fondamentali per la regolazione dei comportamenti come la disinibizione comportamentale e il meccanismo di gratificazione. La serotonina regola prevalentemente l’inibizione comportamentale e l’aggressività, mentre la dopamina è collegata ai meccanismi di piacere/gratificazione e a quei comportamenti di attivazione della curiosità e ricerca delle novità (Casha and colleagues, 2012).
Alcuni studi condotti da Volkow N.D. e coll. (1997a, 1997b) hanno rilevato che si possono verificare reazioni chimiche nel nostro organismo, non solo indotte dall’assunzione di sostanze, ma anche a seguito della messa in atto di comportamenti. I livelli di dopamina possono aumentare non solo in seguito all’assunzione di alcool o di sostanze stupefacenti, ma anche in associazione al gioco d’azzardo, mangiando del cioccolato o ricevendo un abbraccio o una parola di gratificazione. La dipendenza da internet, quindi, si potrebbe spiegare come provocata da determinate reazioni emotive e forse anche mentali, che si ricavano dalle attività online.
Gli individui predisposti per l’IAD potrebbero non avere un numero adeguato di recettori dopaminergici oppure avere una quantità insufficiente di serotonina/dopamina. Per tale motivo, avrebbero difficoltà a sperimentale normali livelli di piacere in attività che la maggior parte delle persone troverebbe gratificanti. Per aumentare il piacere, queste persone cercano molto probabilmente un maggior coinvolgimento al fine di stimolare il rilascio di dopamina nei nuclei accubens, coinvolti nel circuito della gratificazione. In questo modo, ottengono effettivamente una maggior gratificazione, ma con il passare del tempo, queste alterazioni tenderebbero a cronicizzarsi, costruendo una nuova anomala, stabile e resistente condizione di non-equilibrio (Casha and colleagues, 2012).
L’interruzione di un comportamento compulsivo, come il gioco patologico d’azzardo, provoca nei soggetti dei sintomi fisici molto simili a quelli manifestati dai tossicomani in crisi di astinenza. La ricerca neurobiologica ha individuato che i circuiti neuronali implicati nel processo di craving, vengono attivati oltre che dalla semplice interazione farmaco-recettore che si realizza quando siamo in presenza di una sostanza abusata, anche da stimoli precedentemente neutri che acquisiscono una significatività oggettiva per il soggetto (Shaffer H.J., 1997).
Non è stato identificato nessun disturbo di personalità che in forma consistente possa essere associato all’IAD. Molti ricercatori e psicologi clinici hanno però notato diagnosi associate come disturbi d’ansia, dell’umore, del controllo degli impulsi. Come per altre dipendenze, anche l’IAD sembra manifestarsi più facilmente in individui con bassa autostima, difficoltà sociali, marcata sensitività interpersonale, modalità di pensiero ossessiva e comportamenti compulsivi. Le personalità più vulnerabili sono caratterizzate da tratti ossessivo-compulsivi e/o tendenti al ritiro sociale. Per loro, la IAD rappresenta un comportamento di evitamento tramite il quale non affrontare le proprie problematiche esistenziali (Casha and colleagues, 2012).
Oltre alla presenza di psicopatologie preesistenti, Young e coll. (1999) dopo aver condotto una estesa ricerca empirica sulla natura dell’IAD, hanno definito alcuni elementi tipici e facilitanti l’insorgenza di psicopatologie legate all’uso di Internet: eventi di vita sfavorevoli che vedono internet come via di fuga o di sfogo, condotte a rischio come riduzione delle esperienze di vita e di relazione reali, potenzialità psicopatologiche proprie della rete quali l’anonimato, che permette di auto-attribuirsi specifiche fisiche e caratteriali spesso distanti da quelle reali e sentimenti di onnipotenza.
Anche in questa patologia, svolgono un ruolo fondamentale i fattori ambientali, quali la crescente disponibilità di PC e di intrattenimenti offerti da Internet.
Nel 1999 Davis R.A ha utilizzato un modello cognitivo-comportamentale per spiegare lo sviluppo e il mantenimento dell’IAD. Secondo questo approccio, l’IAD deriva da cognizioni disadattive unite a dei comportamenti che intensificano o mantengono la risposta disadattiva. Fattore chiave è il rinforzo che l’individuo riceve dall’evento. Se il rinforzo è positivo, la persona sarà condizionata a compiere più frequentemente la medesima attività al fine di raggiungere una reazione fisiologica simile. Come in ogni processo di condizionamento, gli stimoli associati con lo stimolo primario diventano rinforzi secondari e agiscono rinforzando la patologia (Senormanci and collegues, 2012).
L’esperienza gratificante si intensifica quando combinata con l’innalzamento e la stimolazione del tono dell’umore. Esempi possono essere rappresentati dalla pornografia (gratificazione tramite la stimolazione sessuale), dai giochi (gratificazione per il tramite dell’identificazione con un eroe) e chat (soddisfazione che deriva dal senso di appartenenza sperimentato dalle persone) (Fata, 2012).
Le cognizioni disadattive sono di due tipi: pensieri distorti sul mondo, messi in atto automaticamente ogni volta che uno stimolo associato ad Internet è disponibile e pensieri distorti su di sé, guidati da uno stile cognitivo fondato sulla ruminazione. La ruminazione centrata su di sé porta il soggetto a ricordare gli episodi più rinforzanti, mantenendo così il circolo vizioso del disturbo. Altre distorsioni cognitive inerenti il sé dell’individuo includono la messa in dubbio delle proprie capacità, un basso livello di auto efficacia e una bassa autostima. L’individuo che ha una visione negativa di sé utilizza Internet per ottenere delle risposte positive dagli altri in modo protetto e non minaccioso (Young & Nabuco, 2010).
(...omissis...)
David Scaramozzino, Psicologo clinico e Psicoterapeuta Strategico [email protected]
Maurizio Rabuffi, Psicologo Clinico, Ingegnere elettronico [email protected]
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.istitutopsicoterapie.com/dsm-5-dipendenze-da-non-sostanze-linternet-addiction-disorder/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)