Gambling: una "nuova" dipendenza
Gambling, una nuova dipendenza
Il gioco d’azzardo accompagna l’evoluzione dell’uomo praticamente da sempre. La tentazione di giocare d’azzardo non ha risparmiato nemmeno le grandi civiltà antiche come quella egizia e cinese anche se la maggiore diffusione si ebbe nel Far West in cui le partite di poker potevano durare intere nottate. Oggi, il gioco d’azzardo è entrato a far parte della nostra routine.
Il giocatore patologico ha come suo unico pensiero la prossima volta che potrà giocare di nuovo, la strategia che applicherà per vincere; non fa che inseguire le sue perdite nella speranza di recuperare le somme perdute o magari incrementare il budget da rigiocare.
Egli non gioca avendo la consapevolezza della realtà; il senso di colpa viene rapidamente sostituito dalla certezza che in futuro non ci saranno più perdite. Il gambler gioca per sfuggire ai problemi o alleviare sentimenti di impotenza o colpa, mente a familiari ed amici ed è del tutto incapace di resistere al bisogno impellente o alla tentazione di giocare. Le fasce di popolazione particolarmente vulnerabili sono i giovani, i disoccupati, i precari, ed anche gli anziani, in genere pensionati a basso reddito.
Recentemente il gambling è entrato a far parte delle “new addiction”. E’ davvero difficile riuscire a capire se il gioco, da semplice passatempo, sta diventando una dipendenza; tuttavia si può tenere conto di alcuni campanelli d’allarme:
presenza d’irritabilità quando si tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;
sbalzi umorali improvvisi;
pensieri ossessivi riguardanti il gioco;
progressivo ritiro sociale;
senso di vergogna o inadeguatezza rispetto al gioco;
progressivo allontanamento dagli affetti e dalle relazioni significative;
noia o stanchezza riguardo ad attività non riguardanti il gioco d’azzardo;
progressivo distacco emotivo/affettivo da tutto ciò che lo circonda.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
https://www.key4biz.it/gambling-una-nuova-dipendenza/152916/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)