GAP: nord-est malato di gioco
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Gli italiani iniziano a frenare la loro corsa verso il jackpot del Superenalotto anche se la cifra in palio rischia di essere una delle più pesanti della storia. Per la prima volta dopo 3 settimane, nonostante il montepremi da 110 milioni di euro, la raccolta ha segnato un calo tra gli ultimi due concorsi.
Ma per capire se si tratta di un trend di disaffezione, comunque, bisognerà attendere i dati dell'estrazione di oggi, con in palio 113,5 milioni: il turno del sabato, infatti, è normalmente quello che segna il picco più alto di giocate nell'arco della settimana.
Ma se il Superenalotto milionario frena, altrettanto non si può dire della voglia di giocare che, probabilmente complice la crisi economica e il miraggio di avere a portata di mano la soluzione per far cambiare la vita ad almeno le prossime quattro generazioni, sta contagiando un po' tutte le età, giovanissimi compresi, rasentando in alcuni casi anche il comportamento patologico.
Al punto tale che a Nordest sta crescendo il numero delle persone che arrivano a dover ricorrere alle cure di uno specialista per superare le dipendenze da gioco e non certo solo il Superenalotto. E se fino a poco tempo fa il fenomeno era a dir poco sporadico, negli ultimi tempi sono nati addirittura gruppi di auto-aiuto "gambleristi anonimi" (da gioco d'azzardo) alla stregua di quelli degli alcolisti, per dare una mano a chi non riesce ad uscire dal tunnel.
Da uno studio effettuato dall'Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche è emerso che il 10,8 per cento dei giocatori, pari a un milione e mezzo di persone, prova impulso a giocare somme di denaro sempre più consistenti. Un fenomeno che riguarda il 13,1 per cento degli uomini e l'8 per cento delle donne.
Ma il dato più sconcertante è che il 5,3 per cento dei giocatori nasconde l'entità del denaro speso ai familiari. La febbre del gioco, soprattutto a Nordest, non risparmia i più giovani. E sebbene i giocatori siano in meno rispetto al resto d'Italia (33% contro il 38% nazionale), il rischio-dipendenza ne contagia di più: quasi il 10 per cento contro il 5 per cento.
Persone, soprattutto giovanissime, che vivono in bilico tra il cadere da un piacevole gioco ad una pesante malattia. «Circa il 40 per cento degli studenti italiani alle scuole superiori - spiega la ricercatrice Sabrina Molinaro - dice di aver giocato con soldi almeno una volta nel corso del 2008. Sono i maschi a giocare di più rispetto alle coetanee, il 52,6 per cento contro il 28,8».
Una percentuale che a Nordest è ancora più pesante e che si lega anche alla percezione di fare qualcosa di pericoloso che è senza dubbio più alta di quella italiana (74 per cento contro il 71 per cento). Circa il 30% degli studenti giocatori ha un "profilo a basso o moderato rischio azzardo, anche se il 5% dei ragazzi ha ammesso di essere tornato a giocare anche più volte nella speranza di recuperare i soldi che si erano perduti.
Di certo la voglia di giocare cresce con l'aumentare della posta in gioco: in queste ultime settimane a traino di un Superenalotto senza dubbio "succoso" si sono scatenate le passioni anche per gli altri giochi, "Gratta e vinci" e Lotto.
Tra i giovani cresce pericolosamente la voglia di poker, soprattutto online: un gioco d'azzardo che gli esperti ritengono essere altamente a rischio "gambling" in quanto consente vincite facili e anche sostanziose, ma infligge altrettante facili e pesanti perdite. Intanto dai vescovi arriva un monito a "congelare" il Superenalotto e destinare il jackpot da oltre 113 milioni di euro ai terremotati dell'Abruzzo.
La proposta arriva da monsignor Alberto D'Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura "Giovanni Paolo II". E non solo come gesto di solidarietà ma anche per bloccare quell'accanimento verso il gioco d'azzardo e la fortuna che sta diventando l'altra faccia della povertà dell'Italia.