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Intervista a un giocatore d'azzardo

Intervista a un giocatore d'azzardo

Bologna, ludopatia. Il giocatore d'azzardo: "Smetto quando voglio"

di FRANCESCO PANDOLFI

Gli occhi fissi sullo schermo osservano la combinazione appena comparsa sul monitor della slot. Il giocatore temporeggia, beve un sorso di birra che la barista della sala scommesse gli ha appena portato, poi preme un tasto e il gioco riparte. Quando finisce la partita, Aldo (nome di fantasia) si distrae un attimo e un altro avventore della sala slot si siede al suo posto, ma viene subito fermato. "Lì sto giocando io – lo avvisa –. Quella macchina sta ‘pagando’ (cioè sta dando delle vincite; ndr) e quando è così bisogna continuare a giocare sulla stessa", ci spiega.

Aldo, da quanto tempo gioca alle videolottery?

"Saranno due anni, non di più".

Prima faceva qualche altro gioco? Andava al casinò?

"Sì, frequentavo i casinò, ma più che altro per divertimento".

Perché poi è scoppiata la ‘passione’ per le slot?

"Lo considero semplicemente un modo come un altro per passare il tempo. Non è certo un’ossessione".

Ogni quanto gioca alle videolottery?

"Poco. Sono spesso via per lavoro, quindi direi una volta ogni due settimane. Non di più".

E quanto spende?

"Al massimo mille, duemila euro".

Non poco, insomma.

"Ma posso permettermelo e con i soldi faccio anche beneficenza, non li uso solo per giocare. È per questo che non lo considero un problema. Se penso a chi guadagna mille euro al mese e spende tutto alle slot, allora diventa un problema. Per questo penso che le sale slot vadano chiuse".

Intanto, però, lei le frequenta.

"Magari un giorno smetterò, ma non c’è nulla di sbagliato nel giocare rispettando i limiti".

La sua famiglia non le ha mai chiesto di smettere?

"La mia famiglia non sa che gioco. Non approverebbe. Abbiamo modi diversi di socializzare, ma questa è una cosa comune ai giocatori".

In che senso?

"Quando si riceve una telefonata, ad esempio, tutti escono in strada per rispondere. Non vogliono che si capisca che sono in una sala slot. È una questione di dignità, diciamo".

Lei si è fatto un’idea del perché ci sono sempre più persone che giocano?

"Perché guadagnano poco e cercano altre fonti per arrotondare, ma anche quando vincono lo Stato tassa le vincite con percentuali altissime. Quindi, perdono sempre".

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/ludopatia-1.3602794

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)