Ludopatia al femminile: analisi di un fenomeno in crescita
Todi. Prever (Alea): “Per capire la ludopatia femminile bisogna osservare il processo da gioco sociale a gioco patologico”
Durante il convegno di Todi titolato “Non è più un gioco. Prevenzione, contrasto e cura del gioco di azzardo patologico, esperienze e prospettive”, patrocinato regione Umbria e della Usl Umbria 1 è intervenuta Fulvia Prever, psicologa, psicoterapeuta e membro di Alea. Nel suo intervento la dottoressa ha esposto alcune considerazione sul gioco femminile.
“L’osservazione della vita quotidiana ci dice che le donne giocano e non chiedono aiuto- ha dichiarato- il gioco ha un meccanismo per cui la pena fa parte del piacere e questo Doestoevskij lo spiega bene. Soprattutto nelle donne non si gioca per vincere, ma per giocare. Il gioco è cambiato, l’immagine del giocatore è cambiata, in passato era l’uomo, al limite la donna accompagnava l’uomo, ora è diverso. Il gioco era maschile perché era in luoghi maschili e la tipologia di offerta era per i maschi, erano giochi adrenalinici, mentre le donne preferiscono giochi d’evasione, giochi che riescono a sottrarre le donne da situazioni familiari frustranti. Anche la socializzazione è uno delle motivazioni che spingono le donne a giocare, tra questi c’è il bingo, gioco ad alta percentuale femminile. Così come le slot ed i gratta e vinci. Spesso dietro le giocatrici ci sono storie di violenza psicologica e il gioco è un metodo di fuga e di trasgressione”.
“Per le donne- ha continuato la Prever- ci sono due gravi problemi, primo riconoscere il problema, secondo iniziano tardi e diventano ludopatiche più rapidamente, quindi il ‘periodo’ di gioco patologico è più corto. Altro grave problema è che le ludopatiche hanno una rete di supporto inferiore in quanto di solito è proprio la donna a sostenere l’uomo all’interno della famiglia e quando è la donna stessa ad avere problemi ha più difficoltà ad ottenere sostegno. C’è stata una grande diffusione dei giochi ed una pubblicità mirata per incitare le donne a giocare. Dai 45 ai 64 anni è riconosciuto che le donne hanno una possibilità doppia di iniziare a giocare. La ricerca in Italia e all’estero è messa male, ma le donne non sono osservate molto bene in quanto il campione arriva fino ai 64 anni, mentre secondo noi bisognerebbe portarlo a 74 anni e oltre. Prendere un campione fino ai 64 anni è sottodosare il problema”.
“Sulle donne- ha concluso la psicologa- è importante capire la progressione da gioco sociale, a gioco patologico. Il luogo di gioco moderno è fondamentale per capire il gioco femminile, un gioco in luoghi accogliente e sicuro portano le donne a giocare maggiormente, quindi lotterie istantanee e gratta e vinci e bingo. L’online sta salendo molto e già all’estero è diffuso, perché porta a casa i giochi amati generalmente dalle donne. In particolare bingo e lotterie istantanee”.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)