Ludopatia e gioco d'azzardo, una relazione problematica per il 2,2% dei giocatori
Ludopatia e gioco d’azzardo, una relazione problematica per il 2,2% dei giocatori
30 miliardi di euro fatturati nell’anno 2014, una stima globale delle vincite pari a 28 miliardi di euro e un settore in netta controtendenza rispetto alla fase di stasi che sta attraversando l’economia globale. Stiamo parlando del gambling, una dell’industrie più fiorenti nell’era 2.0. A dominare le scene sul panorama internazionale sono sempre le scommesse sportive, seguite a breve distanza da casinò, poker e infine da bingo e lotterie nazionali. Un settore che contribuisce anche in maniera consistente sull’entrate dell’erario e le finanze degli stati in cui il fenomeno è legalizzato. Parallelamente a questo mercato in continua ascesa, cresce sempre più il rischio di assumere atteggiamenti di dipendenza patologica dal gioco, per cui si rende necessario ricorrere a terapie adeguate che possano aiutare a “venirne fuori”.
La ludopatia, o azzardopatia, è una delle piaghe legate al gioco in sensu latu, la cui diffusione globale sta preoccupando istituzioni, associazioni e aziende del settore. Dalla recente infografica che riassume alcune statistiche legate al gioco d’azzardo, è emerso che l’Italia conta 23 milioni di giocatori, di cui il 67% uomini e il 33% donne: la percentuale dei giocatori affetti da ludopatia è del 2,2%.
I giocatori problematici sono il 3,7% di cui il 18% sono giovani dai 15 ai 19 anni. Di norma il giocatore patologico italiano è adulto, uomo, esperto di poligamgling e che ha uno stipendio alto.
Le motivazioni che spingono le persone verso il gioco d’azzardo sono di natura prettamente socio-psicologica, riguardano la necessità di risolvere problemi a livello economico cercando di vincere grosse somme di denaro, il bisogno di evadere dalla realtà per non pensare ai problemi, vincere la noia e la solitudine attraverso una scarica di adrenalina, rilassarsi dopo una giornata stressante.
La ludopatia non guarda in faccia nessuno, indipendentemente dal fatto che uno sia un operaio in cassa integrazione della Fiat o un personaggio dello spettacolo avvezzo al gioco come Fede, Pupo e Marco Baldini. Essa può essere tenuta sotto controllo mediante terapie di carattere cognitivo comportamentale. Team di psicologi specializzati nel gioco d’azzardo consigliano di cambiare stile di vita e fare scelte più sane rappresenta il punto da cui partire.
E’ importante inoltre non frequentare luoghi che possano indurre in tentazione e se questa si dovesse manifestare, essere decisi nell’allontanarla chiamando ad esempio un amico o dedicarsi a qualcos’altro. Non si gioca se non si ha tempo per farlo: cercare di dedicarsi a nuovi hobby e interessi può aiutare ad impiegare il tempo in maniera diversa. Lasciare che qualcuno si occupi della gestione del proprio denaro o carte di credito.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)