Ludopatia: il 2011 punta sulla prevenzione
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a cura di Anna Maria Rengo
Neuropsichiatra e professore universitario. Un solido curriculum a supporto dell'attività politica di Paola Binetti, deputata
oggi iscritta al gruppo parlamentare dell'Udc e che dedica grande attenzione al gioco. Un tema che certamente, così come
avvenuto specie nell'ultimo scorcio di 2010, sarà protagonista del dibattito parlamentare anche nell'anno appena iniziato. I
possibili rischi del gioco, e le misure adottate o da adottare in proposito, sono al centro dell'intervista che Paola Binetti
ha rilasciato a Gioco News e che è pubblicata sul numero di gennaio della rivista. Ve ne proponiamo alcuni passi salienti,
mentre la versione integrale può essere letta anche nella versione online della rivista.
Nel 2008 ha presentato un disegno di legge recante 'Disposizioni per la cura e la prevenzione delle dipendenze
comportamentali e del gioco d'azzardo patologico'. Come mai, a oltre due anni dalla sua presentazione, non è ancora iniziato
l'esame della legge?
"L'esame di questo disegno di legge non è ancora iniziato perché probabilmente a livello di Commissione parlamentare prima e
a livello di Conferenza dei capigruppo successivamente, non c'è ancora la piena consapevolezza della gravità del problema.
Non lo si considera ancora come una patologia sociale, contagiosa, progressiva e difficilmente curabile. In definitiva si
tratta di un fenomeno ancora sottostimato, nonostante crei una vera e propria forma di schiavitù, che ossessiona il paziente
fino a produrre dei veri e propri atteggiamenti compulsivi.
Si tende a considerarlo quasi esclusivamente come un problema psicologico personale, con profondi risvolti etici, ma non un
problema sociale, nel quale intervengono rilevanti interessi economici. Il gioco d'azzardo patologico è una delle prime forme
di 'dipendenza senza droga', perché ciò che appare drogato è proprio una aspettativa di futuro che induce a correre rischi
del tutto sproporzionati rispetto ai benefici. I mezzi di comunicazione di massa, scrittori, registi si occupano di casi
singoli, quando assumono contorni particolarmente drammatici, per le conseguenze che hanno nella vita della persona e della
sua famiglia. La politica non sembra ancora averne colto l'azione distruttiva che può avere sulla salute del soggetto, in
particolare sul suo equilibrio mentale che, una volta turbato, riesce a scardinare la rete delle sue relazioni familiari e
professionali".
Il testo, si diceva, è dell'aprile 2008. In questi due anni e mezzo che sono trascorsi le sue preoccupazioni si sono
accresciute o diminuite?
"Le mie preoccupazioni sono decisamente aumentate per tre ragioni: la prima è il crescente numero dei giocatori a forte
dipendenza dal gioco; la seconda è la comparsa sempre più veloce di nuove forme di gioco d'azzardo, comprese quelle online,
che moltiplicano nel soggetto la possibilità di giocare, senza muoversi da casa, collegandosi da qualsiasi luogo,
movimentando somme di denaro che per quanto cospicue appaiono pur sempre più virtuali che reali; la terza è che si stanno
creando dei fenomeni di emulazione che contagiano anche fasce di soggetti giovani. L'età media del giocatore patologico resta
comunque quella compresa tra i 40 e i 50 anni. Si inizia a giocare come un qualunque giocatore sociale, convinti che il gioco
sia un'occasione per socializzare e divertirsi, e che si possano governare con facilità i propri impulsi distruttivi; la
tappa successiva è quella del giocatore problematico in cui, pur non essendo ancora presente una vera e propria forma di
patologia, ci sono dei problemi sociali da cui si fugge o a cui si cerca soluzione attraverso il gioco. Alcuni giocatori a
questo punto possono diventare giocatori patologici: il gioco assume il carattere di un comportamento di tipo distruttivo,
accompagnato anche da altri disturbi. L'ultima fase è quella del giocatore patologico impulsivo/dipendente, in cui il
rapporto patologico con il gioco d'azzardo è centrato a volte più sull'impulsività e altre volte più sulla dipendenza. Il
prevalere del carattere impulsivo-compulsivo può indurre anche a comportamenti penalmente rilevanti: come il furto, la frode,
ecc. Mentre il prevalere del comportamento dipendente può consegnare il paziente nelle mani di usurai, che lo riducono in
condizioni di grave prostrazione".
Quali sono le forme di gioco che più la preoccupano?
"Sono quelle in cui sono più deboli i segnali di allarme e il soggetto è meno in grado di cogliere le conseguenze delle sue
azioni. Ad esempio quando è maggiore la distanza tra il momento del gioco e la valutazione dell'impatto economico indotto dal
gioco stesso. Mi preoccupa il gioco dei giovanissimi nelle sue diverse forme, compresa la dipendenza dai giochi elettronici,
in cui il sistema di premi e castighi è inizialmente solo virtuale, ma crea un habitus difficile da sradicare, quando
successivamente le abilità di gioco possono indurre a cercare compensazioni di natura economica".
Ritiene che la legge di Stabilità approvata a dicembre preveda delle misure adeguate per fronteggiare il problema e per
tutelare i minori?
"L'attuale legge di Stabilità non solo non prevede alcuna misura per fronteggiare questo problema, ma al contrario potenzia
le diverse forme di gioco, che dipendono dallo Stato, come un modo concreto di fare cassa".
Secondo la sua opinione, oltre alla prevenzione e cura del gioco d'azzardo patologico, bisognerebbe disciplinare in maniera
differente anche l'offerta di gioco?
"La prevenzione del Gap (Gioco di azzardo patologico) passa necessariamente anche per una diversa disciplina dell'offerta di
gioco, i cui punti qualificanti sono di tre tipi: individuare il più precocemente possibile i soggetti a rischio; creare dei
break point che interrompano l'escalation del gioco; creare per ogni gioco degli indicatori di rischio, che segnalino il
pericolo secondo modelli già sperimentati in altre attività, per esempio come il modello tutor rispetto alla velocità.
Ma è essenziale che la riabilitazione del giocatore che mostra i primi segni di dipendenza venga intrapresa quanto prima,
ricorrendo anche in questi casi a formule già sperimentate in precedenza. Dal momento che il gioco d'azzardo patologico è
stato riconosciuto come un vero e proprio disturbo psicologico, distinto da altre problematiche, occorre sviluppare dei
programmi di intervento sul problema, creando vere e proprie comunità di recupero, favorendo la formazione e la
partecipazione dei giocatori a gruppi di auto-aiuto per Giocatori Anonimi, creati sulla falsariga di quelli dell'Anonima
alcolisti".
Non ritiene comunque che in questi anni sia a livello normativo che per quanto riguarda i concessionari di rete, sono state
messe in campo molte azioni sia per prevenire il gioco illecito che quello patologico?
"Credo che gli interventi si siano concentrati sul piano della prevenzione dell'illecito, e non sempre con buona fortuna!, ma
molto meno sul piano della prevenzione del patologico".