Ludopatia:un minorenne su 5 gioca d'azzardo e il 30% dei genitori non ne è a conoscenza
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Ludopatia:un minorenne su 5 gioca d’azzardo e il 30% dei genitori non ne è a conoscenza
di Salvo Privitera
Si chiama ludopatia e con tale termine s'intende l'incapacità di resistere all'impulso di giocare d'azzardo o di fare scommesse, nonostante lo stesso individuo sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze. Coloro che soffrono di questa tipologia di disturbo presentano comportamenti e atteggiamenti particolari come, per esempio, pensare ad esperienze di gioco, a perdite e vincite passate, programmare nuove giocate ma soprattutto cercare di trovare il modo di procurarsi il denaro per andare a giocare. Nonostante cerchino più volte di controllarsi tenendo a freno il loro bisogno impellente non ci riescono, diventando estremamente irascibili, nervosi e considerano il gioco d'azzardo un modo per sfuggire o per trovare sollievo dai loro problemi.
E’ questo il rapporto tracciato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che, in Italia, rivela, sono circa 1,8 milioni le persone che soffrono di ludopatia e definisce il gioco d’azzardo compulsivo “una forma morbosa chiaramente identificata e che, in assenza di misure idonee d’informazione e prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale”.
Il gioco d'azzardo patologico rientra, quindi, nella categoria delle "nuove droghe": non si assume cocaina, eroina, hashish, eppure riesce a creare ugualmente dipendenza. Cresce anche tra gli adolescenti la «febbre del gioco»: sono più di un milione gli studenti che lo scorso anno riferiscono di aver giocato soldi e, nonostante una chiara legislazione restrittiva per i minori, 630mila under 18 hanno speso almeno 1 euro giocando d'azzardo. Secondo questa indagine nell'ultimo anno il 45,3% degli studenti ha puntato somme di denaro. Ad essere decisamente più coinvolti nel vortice del gioco sono i ragazzi (55,1% contro il 35,8% del gentil sesso). Per il 60% delle giocatrici si è trattato di un evento occasionale (1-2 volte), anche se il 36% ha giocato dalle 3 alle 19 volte. Un quinto dei ragazzi ha invece dichiarato di aver giocato somme di denaro più di venti volte nel corso dell'anno e circa il 74% ha scommesso in media meno di 10 euro al mese, il 20% da 11 a 50 euro e il 6% oltre 51 euro. A puntare più soldi al gioco sono gli adolescenti maschi, mentre la maggioranza delle ragazze per giocare spende meno di 10 euro. Secondo la ricerca, si stima che siano 100mila gli studenti che già presentano un profilo di rischio moderato e 70mila quelli con una modalità di gioco problematica.
E purtroppo la maggior parte delle volte, i genitori non ne sono a conoscenza. Nel Centro-Sud si gioca di più. Il primato spetta alla Campania (57%), segue la Calabria (55%) e poi Lazio, Puglia e Abruzzo ( circa il 53%). In Sicilia la febbre del gioco coinvolge una quota fra il 2 ed il 4% della popolazione che in termini di cifre equivale a dire tra le 100 e le 200 mila persone. Le regioni dove invece si gioca di meno rispetto alla media nazionale (47%) sono quelle del Nord: Emilia Romagna in primis (41%), ma anche Trentino Alto Adige (42%), Liguria e Veneto (44%). Dove si gioca di meno, come ad esempio in Friuli Venezia Giulia, la quota di giocatori è assai più sostenuta (8%) in confronto alla media nazionale (5,3%). Le scommesse sportive, il poker, il casinò, seguite dal Lotto/Superenalotto insieme al Gratta e vinci/Lotto istantaneo sono tra i giochi più scelti in assoluto, con percentuali che vanno dal 75% al 67% nelle regioni del centro-sud e che in pratica si ritrovano, anche se con valori leggermente inferiori, in quelle settentrionali.
Questi dati sono stati altresì confermati e pubblicati dalla rivista scientifica Frontiers in Behavioral Neuroscience che nel numero di aprile ha tracciato le caratteristiche tipiche del giocatore d’azzardo. Il giocatore «tipo» è disoccupato e se lavora ricopre la mansione di operaio; se invece inquadrato come lavoratore autonomo, ha un contratto precario o è un libero professionista. I luoghi più "pericolosi" sono per gli uomini le sale gioco, le sale bingo, ma anche in parte il circolo ricreativo, il telefonino e, lo stesso, internet. Una presunta solitudine accomuna il giocatore maschio alle giocatrici: sono separati, divorziati o vedovi/e. Le giocatrici "tipo" sono in possesso della licenza di scuola media inferiore; se impiegate rivestono un ruolo di dirigente e hanno un contratto a tempo indeterminato; mentre se lavoratrici autonome sono imprenditrici. Tra le donne impiegate nei trasporti e nelle comunicazioni si rilevano i maggiori rischi: 5,1%.
Al pari di altre dipendenze, la ludopatia è una malattia che si può combattere. A questo proposito presso le Asl del tutto il territorio italiano sono attivi i SerT, cioè i Servizi per le Dipendenze Patologiche che guidati da un'equipe di professionisti si occupano della presa in carico del paziente attraverso interventi di tipo psicologico, con trattamenti individuali e di gruppo, accompagnando i malati nella lotta alla loro dipendenza attraverso incontri di gruppo, molto simili a quelli degli alcolisti anonimi.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://tweetpress.it/article/eureka/ludopatiaun-minorenne-su-5-gioca-dazzardo/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)