Maurizio Fiasco (presidente ALEA): 25 anni di impegno contro il gioco d'azzardo e l'usura
Da 25 anni scommette sulla guarigione degli ammalati di gioco
I drogati dell'azzardo sono diventati le vittime numero uno degli usurai: «Un fenomeno di massa, in Italia mai così tanti»
Una curiosità scientifica che diventa impegno sociale. E desiderio di aiutare chi è caduto nella trappola della dipendenza a uscirne. È la parabola che ha portato Maurizio Fiasco a studiare l'usura e il gioco d'azzardo per 25 anni. Ad analizzarli come fenomeni sociali, causa di «grave impatto sulla dimensione individuale e sociale». Con questa motivazione il presidente di Alea - Associazione per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio - ha ricevuto l'onorificenza al merito dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Ho cominciato ad analizzare l'usura nell'ambito dei miei studi come sociologo - racconta -. Scoprire che questa pratica, arcaica e finora confinata negli ambienti rurali, è ancora così attuale nella nostra società è stato uno choc. Così ho continuato ad approfondire il fenomeno a cavallo degli anni '91 e '92, scoprendo che la sua diffusione è continua. Anzi, sta conoscendo una nuova esplosione». L'interesse scientifico si è immediatamente fuso con il desiderio di cercare soluzioni a livello istituzionale. Ma anche di aiutare le vittime in modo concreto. E in questo è stato fondamentale un incontro. Quello con padre Massimo Rastrelli, che ha cominciato la sua battaglia contro l'usura da un quartiere difficile del centro storico di Napoli. «La nostra collaborazione è iniziata immediatamente con un obiettivo: fare in modo che le istituzioni del Paese facessero qualcosa di concreto per combattere questo problema. Abbiamo lavorato affinché fosse cambiata la legge e Parlamento e magistratura riconoscessero l'usura come reato».
Un altro incontro decisivo è stato quello con le associazioni che lavorano sul campo per aiutare chi cade nel tunnel. Proprio dal rapporto quotidiano con chi si impegna quotidianamente, Fiasco ha capito che qualcosa di nuovo stava succedendo: per la prima volta in Italia stava emergendo la piaga del gioco d'azzardo. «Parlando con chi lavora nelle fondazioni antiusura ho scoperto che stavano radicalmente cambiando le persone. Non più solo poveri, in difficoltà e vessati dagli strozzini. Ma soprattutto gente comune, impoverita e finita nella trappola del prestito di denaro a causa del gioco. Un fenomeno diverso e subdolo». Di qui un'ulteriore sfida: formare operatori specifici e sensibilizzare le istituzioni per fermare anche questa piaga. A questa, a partire dal 2014, si è unito l'impegno come presidente dell'Alea. Un impegno che di cambiamenti ne ha portati tanti, e di gratificazioni anche. Come il riconoscimento consegnato da Mattarella. «È stata una sorpresa grandissima, non ne sapevo nulla - ricorda -. La cosa che mi ha fatto più piacere è che questo riconoscimento, assegnato a me, dimostra una sempre maggiore sensibilità dello Stato e del presidente della Repubblica nei confronti di questi fenomeni». Ancora oggi Fiasco ricorda con emozione quella giornata: «È stato un momento indimenticabile. Sono stato molto colpito dal fatto che la massima istituzione dello Stato abbia riconosciuto l'importanza di questi problemi. Inoltre sono molto orgoglioso di aver contribuito a sensibilizzare il Paese su questi fenomeni finora considerati marginali».
Un lavoro che ha portato il sociologo a confrontarsi direttamente con chi, giorno dopo giorno, deve combattere contro i debiti per andare avanti. Con tante storie finite male. Ma anche qualche lieto fine. «Ho incontrato tante persone in questi anni dice -. Non potrò mai dimenticare un ragazzo che è riuscito a uscire dal tunnel grazie al fondo antiusura. Facevo parte del comitato tecnico che decide a chi assegnarlo e mi sono imbattuto nella sua storia. Grazie al nostro supporto questo giovane è riuscito a rialzarsi, ad assicurare un reddito alla sua famiglia e a liberarsi dalla morsa dei debiti». Un altro incontro che lo ha segnato nel profondo è stato quello con un piccolo imprenditore della provincia di Brescia. «Stava subendo una pressione molto aggressiva da parte di alcune banche con le quali si era esposto ricorda -, era mortificato, è finito sul punto di cedere allo sconforto. Ma alla fine è riuscito a risollevarsi. Adesso la sua azienda non solo è uscita dalla crisi, ma è in espansione».
Eppure c'è ancora tantissimo da fare. «Questa onorificenza ha contribuito a rilanciare il dibattito e l'attenzione su questi temi - conferma -. La strada da fare resta però ancora tantissima». Bisogna, per esempio, arrivare a un completo riconoscimento della dipendenza da gioco d'azzardo come patologia. «Inoltre sarebbe necessario programmare la diminuzione dell'esposizione al rischio della popolazione - aggiunge -. Storicamente gli italiani non hanno mai avuto una grande propensione per il gioco. Adesso, invece, siamo di fronte a un fenomeno di massa che ha raggiunto dimensioni industriali. Bisogna programmare, a livello istituzionale, un deciso ritorno al passato».
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.ilgiornale.it/news/25-anni-scommette-sulla-guarigione-degli-ammalati-gioco-1316583.html
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)