338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Accademia Americana delle Scienze PNAS: i danni cerebrali causati dal "binge drinking"

Accademia Americana delle Scienze PNAS: i danni cerebrali causati dal "binge drinking"

Fenomeno sempre più diffuso che procura danni irreversibili per gli adolescenti
Viene chiamato "binge drinking". Non lo possiamo tradurre in italiano come una semplice "sbronza". Si tratta, purtroppo, di

qualcosa di più serio: è una problematica psico-sociale emergente, definibile come il bere ripetutamente in modo compulsivo

fino ad ubriacarsi.
Durante una serata, giovani e giovanissimi per divertirsi fino in fondo bevono volutamente in modo consecutivo e rapido 6 o

più bicchieri di bevande superalcoliche, quantità maggiore rispetto alle proprie capacità psicologiche e fisiologiche, per

raggiungere quello stato di ebrezza che "ti fa stare bene" arrivando poi fino all'ubriacatura completa.
Un recente studio, pubblicato sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze PNAS, dimostra che l'alcol, bevuto in

quantità eccessive in un breve lasso di tempo, "brucia" il cervello causando degenerazione e danni irreversibili a livello di

un'area essenziale per la memoria, l'ippocampo.
"Il 22% dei giovani di 18-22 anni" - dichiara Scafato, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol - "fa binge drinking: si

tratta di una generazione destinata ad avere un deficit cognitivo, che si manifesterà in modo dirompente quando questi

giovani avranno 60-65 anni".
La ricerca, diretta da Chitra Mandyam, è stata condotta su scimmie in "età adolescenziale": gli esperti hanno dato una

bevanda alcolica, camuffata con succo di agrumi, ad un gruppo di giovani macachi che potevano berne a piacimento per un'ora

al giorno.
Dopo 11 mesi di binge drinking, nell'ippocampo si è osservato una diminuzione delle cellule staminali neurali e degenerazione

di neuroni.
Il motivo di questi effetti devastanti e irreversibili è che l'organismo dei giovani non è ancora in grado di metabolizzare

l'alcol, una capacità che si sviluppa intorno ai 21 anni grazie ad un enzima. "L'alcol, quindi, è libero di circolare nel

loro organismo" - spiega Scafato - "e andare nel cervello a fare danni".
L'alcol è, infatti, una sostanza lipofila, cioé ama il grasso, e dal momento che le membrane cellulari sono costituite quasi

interamente di grassi, quando l'alcol arriva nel cervello distrugge i neuroni e le staminali neurali, concentrate

nell'ippocampo.
"È importante che i giovani capiscano che il binge drinking" - sottolinea Scafato - "non è solo causa di ubriachezza, ma è

una vera intossicazione. E quello che si è verificato nel cervello dei giovani macachi avviene anche negli adolescenti: non a

caso studi su giovani dediti al binge drinking mostrano deficit di memoria e di orientamento del 10-20% rispetto ai coetanei

che non si intossicano".
Le ragioni che portano questi ragazzi a consumare dosi eccessive di alcol sono le più svariate: alcuni vanno in cerca di uno

stato di euforia, altri bevono per sentirsi più disinvolti e accettati dal proprio gruppo. Spesso, però, l'alcol rappresenta

una via di fuga da una realtà che appare spesso insoddisfacente, caratterizzata da sensazioni di vuoto e di noia.
L'abuso di alcol, sempre più diffuso tra i giovani italiani, oggi riguarda anche le ragazze che, pur avvicinandosi al bere

più tardi dei coetanei maschi, tendono a consumarne le stesse quantità e a correre quindi gli stessi rischi.
"Si dovrebbe aumentare l'età minima legale per il consumo di alcol a 18 anni" - è l'appello di Scafato - "ed introdurre il

divieto di vendita". Sicuramente non sarebbe sufficiente, ma può rappresentare un primo passo importante verso la lotta

all'abuso di alcol.