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Aspetti clinici della dipendenza senza sostanze

Aspetti clinici della dipendenza senza sostanze

ASPETTI CLINICI DELLE DIPENDENZE SENZA SOSTANZE

Un saggio di Donatella Marazziti, pubblicato sulla rivista Journal of Psychopathology, fa il punto, privilegiando una chiave di lettura di tipo psichiatrico, sulle nuove dipendenze, mettendo in primo piano le numerose affinità che esse presentano con le dipendenze da sostanze. Secondo Marazziti, sono clinicamente significativi gli elementi in comune fra le classiche dipendenze da sostanza e le nuove dipendenze, a partire dalla comune presenza di piacere e di sollievo, che caratterizzano nei periodi iniziali  l’uso della sostanza o della messa in atto del comportamento patologico. Marazziti propone nell’articolo un elenco di queste caratteristiche patologiche condivise, che qui si riporta integralmente:

“•la dominanza: la sostanza (o il comportamento) domina costantemente il pensiero (idea prevalente); vi è l’impossibilità di resistere all’impulso di assumerla (o di eseguire il comportamento), vissuta con modalità compulsiva;

il craving: l’appetizione e la sensazione crescente di tensione che precede l’inizio dell’assunzione della sostanza (o del comportamento);

l’instabilità dell’umore: inizialmente limitata all’inizio dell’assunzione della sostanza (o del comportamento), successivamente sempre più generalizzata e estesa a tutti gli aspetti dell’esistenza; •la tolleranza: la progressiva necessità di incrementare la quantità di sostanza (o il tempo dedicato al comportamento) per ottenere l’effetto piacevole, il quale tende altrimenti a esaurirsi;

il discontrollo: la progressiva sensazione di perdita del controllo sull’assunzione della sostanza (o sull’esecuzione del comportamento);

l’astinenza: un profondo disagio psichico e fisico quando s’interrompe o si riduce l’assunzione della sostanza (o il periodo dedicato al comportamento);

il conflitto: è la conseguenza dell’uso cronico della sostanza (o del comportamento), che determina evidenti ricadute sull’adattamento familiare, sociale, scolastico o lavorativo;

la persistenza: l’uso della sostanza (o l’esecuzione del comportamento) continuano nonostante la progressiva ed evidente associazione con conseguenze negative sempre più gravi;

le ricadute: vi è la frequente tendenza a riavvicinarsi alla sostanza (o al comportamento) dopo un periodo di interruzione;

poliabuso e cross-dipendenza: elevata frequenza dell’assunzione di più sostanze (o dell’esecuzione di più comportamenti), nonché di passaggio nel tempo da una dipendenza a un’altra; non va poi dimenticata l’esistenza di un importante fenomeno di cross-dipendenza anche tra uso di sostanze e questi altri comportamenti additivi;

la somiglianza dei principali fattori di rischio: impulsività, sensation-seeking, capacità metacognitive disarmoniche, inadeguato ambiente genitoriale.”

Nelle conclusioni dell’articolo, Marazziti sostiene la tesi che, in ragione delle ricerche e degli studi condotti con una prospettiva biochimica, psico-genetica, neuropsichica, le nuove dipendenze rappresentano una sfida fondamentale per lo sviluppo e il futuro della psichiatria.

Scrive Marazziti: “Pulsioni primarie, come cibo e sesso, ma anche gioco d’azzardo, shopping compulsivo, iperlavoro, ecc., rappresentano ‘esperienze’ capaci di attivare i circuiti responsabili della gratificazione in modo analogo a quanto accade nella gratificazione indotta dal consumo di sostanze psicoattive. Le sindromi da dipendenza, comportamentali e da sostanza, potrebbero dunque essere sottese da un comune processo derivante dall’alterato funzionamento dei tre sistemi neurofunzionali ‘motivazione-gratificazione’ (con conseguente cristallizzazione di meccanismi di rinforzo negativo), ‘regolazione degli affetti’ (con comparsa di progressiva incapacità di tollerare emozioni dolorose, che vengono ‘curate’ tramite il comportamento) e ‘inibizione comportamentale’ (con incapacità di interrompere l’esecuzione di un comportamento palesemente infruttuoso e autodistruttivo)”.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

http://www.cesda.net/?p=10329

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)