News di Alcologia

Cari Italians,
a proposito di binge drinking. Sono la mamma di un ragazzo di 16 anni che abita a Londra e frequenta regolarmente party e incontri tra ragazzini. Io e mio marito non beviamo superalcolici, in casa circola un po' di vino e birra per i pasti, ed è finita lì. Quando mio figlio l'anno scorso ha cominciato a frequentare festini a casa di amici, lo abbiamo messo subito in guardia dicendo che se fosse tornato a casa ubriaco non gli avremmo più permesso di frequentarne uno.
Ebbene, finora il ragazzo ha tenuto, mentre i suoi amici, dalle urla che sento dalla cornetta quando mi telefona per chiedermi di stare un'ora in più, sembra di no. Con questo non considero vinta la battaglia, e sono ben consapevole che più cresce più i pericoli e le insidie non solo dell'alcol e della droga sono a portata di festa. Quello che voglio dire è che una nazione dove il binge drinking è praticamente un'istituzione che si passa da padre in figlio, ha ben poco da insegnare alle giovani generazioni sulla rinuncia all'alcol come mezzo di divertimento. I ragazzi americani di Firenze hanno il bell'esempio di famiglie nella stessa situazione. Chiaramente non tutti i ragazzi americani sono figli di gente che beve, e forse alcuni di loro lontani da casa e con l'esempio del gruppo finiscono per farlo, anche se sanno che le famiglie sono contrarie. Ancora una volta spetta a noi genitori mettere paletti, senza nessuna garanzia che questi paletti vengano abbattuti prima o poi.
Comunque secondo me i ragazzi sono molto condizionati dall' ambiente che frequentano, ma se seguiti un minimo dai genitori ce la possono fare. Io non proibisco a mio figlio di andare alle feste, ma in famiglia si parla dei rischi dell'alcol e di altro (sesso, droga e altro) con serenità e pacatezza. Secondo me qualche risultato lo si ottiene.
Laura Sironi, [email protected]