Cos'è il doping cognitivo?
Cos'è il doping cognitivo e quali problemi etici presenta
Quando quindi si parla di Neuroenhancement ci si riferisce a qualsiasi soluzione adottata per migliorare l'attenzione, la memoria, il ragionamento e la concettualizzazione ma anche le prestazioni motorie di persone sane, non affette cioè da alcun tipo di patologia
Il bisogno di restituire le normali funzionalità a chi le avesse perse è stata negli ultimi decenni una spinta per lo sviluppo di sistemi per la sordità come gli impianti cocleari, per l’ipovisione come l’occhio bionico e per il tremore nel Parkinson come gli apparecchi per la stimolazione cerebrale profonda. Il fascino di queste nuove tecnologie ha acceso, al tempo stesso, l’interesse verso l’idea di migliorare i processi cognitivi anche delle persone non affette da particolari patologie.
Quando quindi si parla di Neuroenhancement ci si riferisce a qualsiasi soluzione adottata per migliorare l'attenzione, la memoria, il ragionamento e la concettualizzazione ma anche le prestazioni motorie di persone sane, non affette cioè da alcun tipo di patologia.
L’intuizione tuttavia non è del tutto nuova. Nel corso della storia infatti l’uomo ha tentato di migliorare le sue capacità cognitive ricorrendo a tecniche sia “interne” che “esterne” a se stesso. Basti pensare alla tecnica mnemonica dei loci introdotta dagli antichi greci in uso ancora oggi per la memorizzazione veloce, o all’invenzione della scrittura che ha aumentato di gran lunga le nostre capacità di archiviare e ricordare informazioni, fino ad arrivare alla creazione dei computer, che hanno incrementato in modo esponenziale le possibilità umane di calcolo e immagazzinamento di moli immense di dati.
In termini moderni, il Neuroenhancement non è altro che l’utilizzo di tecniche basate sulle neuroscienze per migliorare le capacità cognitive, agendo direttamente sul funzionamento del sistema nervoso durante un compito specifico; in parole semplici, il Neuroenhancement potrebbe essere assimilato ad una sorta di doping del sistema neurologico, il cosiddetto neurodoping.
Escludendo dalla discussione lo scenario farmacologico delle smart drugs, i cui effetti sono ancora dibattuti sia in termini di produzione che di effetti collaterali, una delle più promettenti tecniche di Neuroenhancement attualmente in studio è la stimolazione cerebrale non invasiva (non Invasive Brain Stimulation – NIBS). Uno dei motivi del suo successo è da attribuire ai grandi progressi ottenuti nel campo delle neuro immagini (PET, MRI, EEG) nella comprensione dei principali meccanismi cerebrali, ed al vincente sodalizio tra le scienze mediche e quelle fisico- ingegneristiche.
Dal punto di vista tecnico, la stimolazione cerebrale sfrutta l’applicazione di campi elettrici nel caso della stimolazione elettrica (tES transcranial electric stimulation) e di campi magnetici nella stimolazione magnetica (TMS Transcranial magnetic stimulation), per indurre meccanismi di plasticità cerebrale che si traducono in modificazioni nel funzionamento del cervello. I campi elettromagnetici indotti infatti provocano nel cervello dei cambiamenti nell'eccitabilità corticale e possono stimolare una riorganizzazione della rete funzionale responsabile di una specifica funzione cognitiva.
Numerosi studi hanno dimostrato infatti come stimolando la corteccia premotoria, frontale e parietale si possa agire su attenzione, impulsività e abilità pianificative; agendo sulla corteccia motoria sulle capacità motorie; stimolando la giunzione temporo-parietale sulla memoria visiva e di lavoro; l’area di Broca sulle abilità linguistiche. In base all’area del cervello scelta, alla frequenza, all’intensità e alla durata del campo elettromagnetico applicato si possono indurre dei miglioramenti di una determinata funzione compromessa in alcune patologie come ictus, depressione, afasia, schizofrenia e in alcune forme di dipendenza, nei disturbi dell’attenzione e nell’epilessia.
Allo stesso modo, agendo sulle aree linguistiche, motorie o attentive di una persona sana, è possibile migliorarne le prestazioni, con effetti duraturi da qualche minuto a qualche ora, fino in alcuni casi a permanere anche per giorni.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)