Dipendenza da cellulare: una testimonianza significativa
Dipendenza da cellulare, come si cura? Intervista ad Anastasia Dedyukhina
Dipendenza da cellulare: come si cura? Anastasia Dedyukhina era una manager internazionale che era arrivata a dormire col cellulare in mano, adesso aiuta aziende e individui a liberarsi da questa schiavitù, riappropriarsi del proprio tempo ed essere più produttivi: l’abbiamo intervistata
La Dipendenza da cellulare, di cui abbiamo parlato pochi giorni fa, sebbene colpisca 7 utenti su 10 di smartphone, non è una “condanna senza appello”. E’ possibile “curarsi” e riappropriarsi del proprio tempo, della propria vita, ed essere più produttivi sul lavoro, e più sereni nel tempo libero. Abbiamo intervistato, al proposito, Anastasia Dedyukhina: è stata una manager internazionale nelle maggiori aziende del settore Hi-Tech, ed ha vissuto in 6 nazioni, Italia compresa. Anche a causa della sua attività professionale, era diventata la classica “vittima” della dipendenza da cellulare, finchè ha deciso di venirne fuori, ed oggi ha creato una società, chiamata Consciously Digital, che insegna a liberarsi dalla dipendenza da cellulare.
Ciao Anastasia, prima di tutto, complimenti per le tue conquiste. Come puoi descrivere la tua vita fino al momento in cui hai deciso di fare la “digital detox” (disintossicarti dal digitale), e la tua vita attuale?
Ho lavorato per oltre 12 anni nel digital marketing e nella comunicazione, in posizioni dirigenziali in aziende internazionali, ciò significa che la mia relazione chiave era con il mio smartphone, quando non ero col mio pc portatile. Dormivo con lui, andavo in bagno con lui, potevo leggere email di clienti alle 3 di mattina – sì, chiunque lavora in settori tecnologici lo fa. Io ero pagata per fare pianificazioni strategiche e realmente ne ero convinta, ma invece tutto ciò che facevo era rispondere alle email, diventavo sempre più impegnata ma senza fare realmente molto. E quando ho iniziato a sentire il mio telefono che vibrava nelle tasche (ed io non ho tasche!) mi sono resa conto che c’era qualcosa di sbagliato, e che avevo bisogno di “staccare”. Così ho abbandonato il mio smartphone, e l’ho sostituito con un semplicissimo NOKIA senza connessione internet. E’ stata la miglior decisione che abbia mai preso.
Sono diventata molto più calma come persona (molti amici me lo dicono), ho molta più fiducia in me stessa, dato che so che non sarò perduta se la batteria del mio telefono si scarica, parlo molto di più con la gente. Ed ho inaspettatamente lanciato la mia attività, Consciously Digital, che aiuta aziende ed individui ad essere produttivi e riprendere il controllo delle loro vite nell’era della distrazione digitale.
Ci sono molte persone che ti chiedono di aiutarle a liberarsi dallo smartphone? Ci sono anche aziende interessate ad aiutare sotto questo aspetto i loro manager?
Sì, io lavoro sia con individui che con aziende. Molti clienti vengono dal mondo IT/Tech. Loro sono all’estremo di questo problema – ricevono così tante eccessive, non necessarie, informazioni, sono sopraffatti. C’è un motivo se, per esempio, Randi Zuckerberg, ex CMO di Facebook e sorella di Mark, ha lasciato l’azienda e ora organizza ritiri di “digital detox”. Le persone che lavorano nell’alta tecnologia sono coloro che hanno più bisogno di riposarsi da essa. Le aziende sono interessate soprattutto a come possono migliorare la produttività delle persone – non è un segreto che la maggior parte del nostro tempo è speso nel gestire la tecnologia piuttosto che nel “fare cose”. Per esempio, McKinsey ha calcolato che circa il 28% del tempo degli impiegati è speso nel leggere o rispondere alle email – quanto è folle questo? O per esempio, tu tieni aperta la tua posta elettronica mentre fai qualcos’altro, e vedi una email in arrivo senza neanche leggerla, ci vogliono 62 secondi al tuo cervello per tornare a fare ciò che stava facendo prima. Quindi se ricevi 60 mail al giorno (e molti di noi ne ricevono molte di più), è semplicemente un’ora del tuo tempo sprecata per nulla.
C’è un’alternativa per coloro che devono essere sempre “on line” per i loro clienti, almeno durante le ore d’ufficio?
L’alternativa è fissare dei confini su quando sei disponibile ed hai bisogno di accesso alle informazioni, e quando no, e anche non fare più cose insieme online. Hai anche bisogno di gestire le aspettative altrui. E’ estremamente raro che tu abbia bisogno di controllare sempre la tua email – è più che abbastanza controllarla una volta ogni ora, o ogni 2 ore. Puoi anche creare degli avvisi sms dalla tua casella email, se stai aspettando un messaggio da una particolare persona, un messaggio che tu ricevi solo se questa persona ti scrive. Dobbiamo abbandonare l’idea che avere accesso alle informazioni 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sia un bene. Non lo è, non ne abbiamo bisogno, non è salutare e non è necessario. E’ come avere del cibo nel tuo frigorifero – certo, è fantastico che ci sia, ma non devi stare davanti al frigorifero e mangiare per tutto il tempo, giusto? Le informazioni sono il cibo con cui nutri il tuo cervello – quindi dagli una pausa per digerire!
Cosa diresti a persone che hanno un partner che vuol essere sempre in contatto?
Se il tuo partner vuole essere in contatto, non è questione di tecnologia, ma piuttosto delle vostre interazioni personali. Sei felice di questo? In questo caso, consiglio di avere uno specifico canale che va bene ad entrambi, o forse accordarvi su un’ora in cui vi parlate. O utilizzare un diverso dispositivo rispetto a quello che usi per lavoro, per i tuoi cari, se è così importante essere raggiungibile sempre da loro! E’ molto importante gestire le loro aspettative su quando e dove posso aspettarsi che tu sia “connesso”.
Cosa temono di più quelli che vogliono iniziare una “digital detox”?
Molte persone hanno paura di “perdersi qualcosa”, ma quando prendono una pausa si accorgono che non si sono perse nulla dopo essere state via da Facebook per una settimana o quasi. E’ anche una sfida se lavori in aziende dove tutti controllano i loro messaggi tutto il tempo, e quindi non vuoi rimanere indietro e rischiare di perdere il tuo lavoro. In questo caso, comunque stai facendo una scelta – di fatto stai lasciando la tua libertà personale all’azienda. I soldi che ti pagano valgono questo?
(...omissis...)copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://urbanpost.it/dipendenza-da-cellulare-come-si-cura-intervista-ad-anastasia-dedyukhina/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)