I nuovi tossicodipendenti
Nel libro «Una sottile linea bianca», la giornalista Angela Iantosca ha raccolto storie e i dati di donne e uomini, minorenni e maggiorenni, del Nord e Sud Italia, dipendenti dalle sostanze stupefacenti. L’abbiamo intervistata in occasione della Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga
A scuola, di droga, oggi si parla poco. Chi, negli anni Novanta, faceva le Medie, ricorderà gli incontri e i convegni organizzati per informare i ragazzi dei pericoli legati alle sostanze stupefacenti. Adesso l’attenzione è più focalizzata su altri problemi, ma «la droga non ha smesso di farsi strada, di insinuarsi a scuola, nelle case, di “colpire” ragazzi sempre più giovani, di presentarsi con la faccia dell’amico alla fine delle lezioni, di essere alla portata di tutti, in quartieri malfamati, ma anche nei quartieri bene delle città, in periferia e in centro».
Ce lo ha spiegato Angela Iantosca, giornalista che, nel libro Una sottile linea bianca (Giulio Perrone editore), ha raccolto storie di donne e uomini, minorenni e maggiorenni, del Nord e Sud Italia, è stata nelle maggiori piazze di spaccio e ha provato a capire le motivazioni. Ha analizzato i dati sulla tossicodipendenza e sulle nuove sostanze, dando la parola agli esperti e agli studi recenti, ma soprattutto a chi ha attraversato l’inferno e ha provato a risorgere. L’abbiamo intervistata in occasione della Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga.
La sua indagine è cominciata nel 2015, dopo avere fatto un servizio, come inviata, a San Patrignano. Ha intervistato, fra gli altri, Roberta, una ragazza che lavorava come parrucchiera nella comunità ed era terrorizzata all’idea di raccontare la sua storia davanti alle telecamere (è a lei che, poi, è stato dedicato il libro). È stato un incontro decisivo, che ha spronato Angela Intosca ad approfondire ancora.
«Sono sempre stata interessata a raccontare fenomeni e problematiche partendo dalle famiglie: ho proposto alla comunità un’indagine sulla droga che, ho capito, è assolutamente democratica e trasversale», ci spiega. «Sono stata nelle piazze dello spaccio a Roma, Milano e Napoli, da sola e con la squadra mobile: ho cercato di osservare quello che chi non ha fatto uso di sostanze fatica a vedere: ho scoperto che quei luoghi sono frequentati da qualsiasi tipo di persona, con qualsiasi titolo di studio e posizione sociale. E sempre più spesso dalle donne».
Ci spieghi.
«È un aspetto che emerge con prepotenza sempre maggiore, negli ultimi tempi. Se guardiamo alle scuole superiori, ai ragazzi tra i 14 e i 19 anni, il 33% ammette di avere fatto uso di sostanze: di loro, il 28% sono ragazze. È un dato in continua crescita, che emerge anche dall’Osservatorio di San Patrignano. Un poliziotto di Modena mi raccontava che gli capita spesso di osservare che, nei gruppi di ragazzi che si fanno di eroina, sono più numerose le ragazze. Che, tra l’altro, rispetto ai maschi chiedono più tardi aiuto. Sta anche aumentando il numero di quelle con Hiv».
Si usano ancora le siringhe?
«In realtà, molto meno di un tempo. E, se questo è un dato positivo dal punto di vista sanitario, non lo è per quello che succede nella mente dei ragazzi. Che pensano che finché non ci si buca, non si è tossicodipendenti, anche se hanno alle spalle storie di droga da dieci anni. E così non chiedono aiuto, non sono consapevoli della loro situazione. Sempre più spesso, poi, non si usa più solo una sostanza: si cerca lo sballo attraverso la poliassunzione».
Di che cosa?
«Fra i giovani sono diffuse le nuove sostanze psicoattive, sempre più varie e difficili da identificare, che si possono ordinare via computer e si possono “assemblare” anche a domicilio, come conferma l’Istituto Superiore di Sanità. Ogni anno in Italia 40 mila persone vengono ricoverate nei pronto soccorso psichiatrici per avere assunto sostanze psicoattive. C’è un sistema di allerta europeo che ha sede a Lisbona dal 2005 (ed è anche in Italia dal 2009): quando, dopo sequestri o ricoveri, si scopre una nuova sostanza psicoattiva, questa viene registrata nell’elenco delle sostanze illegali. Fino ad allora, nessuno le conosce. Nemmeno i medici, che quindi non sanno come intervenire».
A quanti anni si comincia ad assumere droga?
«L’età media si è abbassata: oggi la media è intorno ai 14 anni, anche se ci sono storie che cominciano a 12. Tutte iniziano con la canna. Che non significa che tutti coloro che ne hanno fumate siano diventati tossicodipendenti, ma che quello è sempre il primo passo. Non si deve sottovalutare la canna. Che rimane la sostanza più amata tra i ragazzi fra i 15 e i 19 anni. Seguita dalle spice, poi dalle nuove sostanze psicoattive, dalla cocaina e all’eroina».
E i più adulti?
«All’Osservatorio di San Patrignano ci sono 1300 ragazzi in cammino. Nel 2016 la cocaina era la droga più utilizzata, seguita da cannabis, eroina e infine ecstasy».
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: https://www.vanityfair.it/news/approfondimenti/2018/09/26/droga-nuovi-tossicodipendenti-sempre-piu-donne-sempre-piu-giovani
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)