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News di Alcologia

Il binge drinking: altro modo di intendere il bere

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Già il nome dovrebbe far capire che il vino è da un'altra parte: binge drinking, ovvero ubriacarsi consapevolmente per il gusto di stordirsi.
Capita sempre più ai giovani e l'allarme lanciato non è da sottovalutare.
Ma va anche detto che queste pratiche appartengono ad una cultura dell'omologazione e dell'imitazione che non mi pare appartengono a chi frequenta con intelligenza il mondo del vino.
Non nascondiamolo le ciucche giovanili sono sempre esistite: servivano ai timidi per farsi forza, alle compagnie per giocare a fare i grandi e scoprire così il valore del vino come "lubrificante sociale".
Ma oggi emergono scelte diverse che mi paiono più cupe e disperate. Le statistiche dicono che i tra i ragazzi il 16% esagera con il bicchiere e che il 34% dei bevitori almeno una volta la settimana si ubriaca consapevolmente.
Però le stesse statistiche non dicono o non sanno dire che cosa c'è in quei bicchieri. Quali drink mandano in sballo alcolico i giovani oggi?. Quali miscugli tra superalcolici, vodke energizzanti vari finiscono in una serata nello stomaco di un ragazzo o una ragazza?
Mi viene difficile immaginare che la ciucca dei giovani sia di Barolo, Brunello o Chianti o delle pur amate bollicine (alias spumanti, prosecchi e champagne più o meno di marca) .
La sbornia colma un vuoto nella consapevole lucidità di chi vuole sentirsi più figo.
Il vino deve stare da un'altra parte e il suo mondo non può però far finta di niente come se il problema non lo riguardasse.
 Bisogna proporre modelli e consumi corretti e consapevoli, parlare nelle scuole, far conoscere.
Mi ha fatto piacere leggere che l'olimpionico dello sci Giuliano Razzoli, salvatore della nostra astemia (nel senso della medaglie) spedizione a Vancouver, ha dichiarato di essere un gran intenditore di vini.
Bravo Giuliano: ha fatto lo slalom giusto senza alzare il gomito.