Lsd: i rischi delle microdosi
Lsd: i rischi delle microdosi
L’uso dell’acido lisergico per aumentare la creatività, di moda nella Silicon Valley nasconde molte insidie per gli effetti sull’organizzazione cerebrale
Dopo essere stata la droga simbolo degli anni Settanta, l’Lsd (dietilammide dell’acido lisergico) vive oggi un’inaspettata seconda primavera nella Silicon Valley, dove molti giovani hanno iniziato a utilizzarla per finalità che avrebbero fatto inorridire gli hippie di allora: essere più concentrati e attivi sul lavoro. In realtà l’uso attuale è molto diverso da quello voluttuario e spirituale degli anni Settanta anche per le dosi utilizzate. Mentre per un tipico “trip” (“viaggio”) psichedelico era necessario assumere tra i 75 e i 150 microgrammi di Lsd, l’uso attuale si limita ad assunzioni di 10-20 microgrammi per singola somministrazione, da ripetere magari dopo tre-quattro giorni. L’effetto di queste microdosi sembra essere soprattutto quello di facilitare il rapporto con gli altri, l’ascolto, ma anche migliorare l’ideazione e la creatività. Elemento cruciale quello della creatività, molto ricercata in ambienti di lavoro estremamente competitivi.
Entropia cerebrale
Ma l’Lsd non è certo una sostanza che si presti a un uso disinvolto. La sua azione sul funzionamento cerebrale e dell’intero organismo non è ancora del tutto chiarita, ma si sa che è estremamente potente, e che, oltre a una serie di azioni sul sistema nervoso simpatico, altera per un periodo di 8-10 ore l’intera dinamica delle connessioni cerebrali, interferendo principalmente con il sistema di neurotrasmissione serotorinergica (che usa cioè la serotonina come mediatore). Recenti studi realizzati con la Risonanza Magnetica funzionale hanno evidenziato anche un’azione fino a poco tempo fa del tutto sconosciuta. Oggi si sa che il cervello funziona soprattutto attraverso una serie di connessioni (brain network) prestabilite, che rappresentano le “vie” normali attraverso le quali varie aree sono tenute in costante contatto funzionale. Le sostanze psichedeliche, tra cui quindi anche l’Lsd, riducono la stabilità e l’integrità di questi network. «Sotto l’azione delle sostanze psichedeliche il cervello diventa più “entropico”» spiega il professor Charles Nichols, Associate professor of Pharmacology al Louisiana State University Health Sciences Center di New Orleans, autore con altri collaboratori, di una revisione sull’argomento pubblicata sulla rivista Clinical Pharmacology & Therapeutics. «Le sostanze psichedeliche portano a una condizione cerebrale in cui è presente un maggior repertorio di connessioni che si formano e si frammentano nel tempo. Quindi non solo fanno funzionare il cervello in maniera più casuale, ma dopo che la normale organizzazione è distrutta, emergono forti connessioni funzionali non presenti nello stato normale».
«Bad trip»
Si tratta di uno sconvolgimento cerebrale che resta limitato alle 8-10 ore di azione della droga e dei suoi metaboliti, ma che può generare effetti indesiderati anche gravi per l’utilizzatore. Il più conosciuto è il cosiddetto “bad trip”, un episodio di ansia acuta o panico, caratterizzato da pensieri terrificanti, paura di perdere il controllo, senso di profonda disperazione. Possono insorgere anche pensieri deliranti di tipo paranoideo, che necessitano della presenza di qualcuno in grado di rassicurare e di contenere possibili comportamenti rischiosi, anche a seguito del senso di disorientamento delle allucinazioni che possono comparire specie per l’utilizzo di alte dosi.
Flashback
Un altro possibile effetto negativo dell’uso dell’Lsd sono i cosiddetti “flashback”, l’involontario ripresentarsi nella vita normale di sensazioni e percezioni tipiche dell’esperienza lisergica, catalogate dal Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM) come “Disturbo persistente di percezione allucinogena”. Sebbene si tratti di un effetto collaterale raro, in alcuni casi può ripresentarsi anche anni dopo l’esperienza lisergica. Inoltre, non è ancora chiaro se e con quale frequenza l’uso dell’Lsd possa essere di per sé causa di reazioni psicotiche in persone che non hanno già una predisposizione in tal senso.
Nessun dato serio
E sebbene questa sostanza non dia dipendenza fisica, sono stati riportate condizioni di dipendenza psicologica che spingono l’individuo a voler ricercare continuamente l’esperienza lisergica. Poco o nulla si sa ancora dei rischi connessi all’impiego delle microdosi. Lo studio attualmente condotto dal sito Microdosing Psychedelics non ha i caratteri della ricerca scientifica, ma solo di una raccolta di esperienze. La letteratura medica al momento non ha ancora prodotto specifici studi sui possibili rischi a breve e lunga distanza dell’impiego di microdosi di Lsd.
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/17_agosto_14/lsd-rischi-microdosi-6b036a80-80ec-11e7-a91b-263e95546556.shtml
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)