338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Perché siamo dipendenti dallo smartphone?

Perché siamo dipendenti dallo smartphone?

Perché siamo dipendenti dallo smartphone?

Pensate per un attimo, qual è uno dei luoghi più silenziosi che abitualmente molti di noi frequentano ogni giorno? Non è la macchina mentre si guida per andare al lavoro, non è l'ascensore dell'ufficio o di casa, né tantomeno il bagno. Per chi vive in una città, è la metropolitana.

L'ambiente di quei vagoni è surreale. Teste chinate, pollice che scorre verso l'alto, frenetico, in cerca della prossima immagine su cui fermare l'attenzione. Poche le voci, sussurranti e tremanti che cercano di farsi spazio nel fermo silenzio, come quello di una chiesa.

Ormai è impossibile staccarsi dal proprio telefono e perderlo sarebbe una vera catastrofe, con tutti i dati memorizzati e le infinite foto scattate. Causerebbe ripetuti attacchi di panico. La nomofobia è ormai considerata una malattia.

Atteggiamenti ossessivi e compulsivi che preferiamo ignorare, legittimare o sminuire. E quando qualcuno ci fa notare questa dipendenza, la rifiutiamo istintivamente, stizziti. Non si vuole ammettere l'utilizzo spasmodico di un telefono, così la percezione degli altri molto spesso non collima con la nostra e l'eventuale rimbrotto viene percepito come un attacco.

Purtroppo però è ormai assodato che questi comportamenti, con il passare del tempo, si trasformano in dipendenza comportamentale (behavioral addiction). Tutti oramai ne siamo soggetti, chi più e chi meno, ahimè me compreso!

Perché ogni tipo di dipendenza in cui incorriamo è subdola nel suo attecchire e difficile da contrastare una volta che ne siamo schiavi? perché non è solamente autoprodotta ma dipende in gran parte anche dall'ambiente, dalla società e dalle circostanze. Qualsiasi circostanza.

Pensiamo al lavoro, molte persone diventano dipendenti dalla propria comfort zone perché, data la liquidità del nostro tempo e le sempre meno certezze a disposizione, le roccaforti ci mantengono in piedi. Qualunque essa sia la natura, l'importante è che reggano. E infatti "non interessa che un gatto sia bianco o nero, finché cattura i topi è un buon gatto" (Deng Xioping). Fa sorridere questa frase, tuttavia porta con sé anche un'altra grande verità dei nostri tempi.

Non solo siamo divenuti essere-dipendenti da qualcuno o da qualcosa, in questa dipendenza siamo come i topolini che, chiusi in una gabbia, girano, girano e rigirano sulla ruota davanti all'immagine di un pezzo di formaggio: corriamo con la frenesia di raggiungere sempre ed indistintamente l'obiettivo prefissato.

Indipendentemente dalla natura etica, dal livello della propria ambizione o dalla concretezza di questo obiettivo, questo è il grande mantra oggigiorno, a costo di schiantarsi contro il muro della propria mediocrità.

In questo panorama, la dipendenza dagli strumenti digitali, soprattutto dallo smartphone, svolge un'azione placebo. In media si tocca lo schermo 2600 volte al giorno. I più accaniti superano persino le 5400. Ecco perché Steve Jobs ha tenuto lontano i propri figli dall'IPad e dallo smartphone (Adler, Irresistible).

Una notizia per essere notiziabile e quindi catturare l'attenzione deve contenere inevitabilmente cifre eclatanti in rapporto alla rilevanza del problema, ed è proprio davanti alle cifre eclatanti che ci accorgiamo veramente di avere un problema.

Qualche consiglio utile per non essere dipendenti

Ridurre le tentazioni.

Cambiare le abitudini è una delle cose più difficili. Quanto volte decidiamo che è arrivato il momento di andare in palestra, di perdere peso o smettere di fumare e poi tutto si riduce in nulla di fatto. Ciò che bisogna costruire è, infatti, una nuova architettura comportamentale.

In sostanza una reinterpretazione dei nostri gesti. Nuove dipendenze si aggiungeranno. Per esempio, ormai sullo smartphone è stata sdoganata qualsiasi merce e con le serie televisive a disposizione illimitatamente il binge watching non è mai stato così semplice.

Le nostre tentazioni vanno in qualche modo disinnescate, cambiando le nostre abitudini e comportamenti, dando il giusto peso alle cose e guardando noi stessi in una prospettiva futura.

A che distanza è il vostro telefono in questo momento? Il mio a poco più di 20 cm, come abitualmente accade durante tutto l'arco della giornata. La posizione del telefono non è una banalità ma è una potente immagine della nostra dipendenza dallo smartphone.

In altre parole, se ci procuriamo tentazioni quasi sicuramente ne verremo tentati, cedendo. Va modificato il nostro modus operandi, provando a tenerlo lontano in alcuni momenti della giornata, sperimentando nuove azioni che ci faranno star meglio.

(...omissis...)

copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.huffingtonpost.it/marco-franco/perche-siamo-dipendenti-dallo-smartphone_a_23383461/

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)