Vigoressia, l’ossessione del fitness

In Italia, secondo stime indirette, ne soffrono 60mila persone, soprattutto giovani maschi: il picco di casi si ha tra i 25 e 35 anni, seguito dalla fascia 18-24, ma la vigoressia miete vittime anche tra i teen-ager.

I vigoressici vogliono incrementare la massa muscolare, dedicandosi ossessivamente ad esercizi e obbligandosi a rigide diete non bilanciate. Chi è affetto da questo disturbo, infatti, mangia essenzialmente proteine, con l’idea che “facciano immediatamente muscolo”, anche nelle formulazioni liquide (i cosiddetti beveroni iperproteici) e non disdegna l’uso di anabolizzanti.

Non si tratta di un eccesso di vanità, la vigoressia (chiamata anche anoressia riversa o dismorfia muscolare) nasce spesso da una scarsa autostima che viene compensata con un’immagine apparentemente vincente, veicolata dai media: un corpo muscoloso e performante.

La realtà è ben diversa: un vigoressico non solo raramente riesce a uscire dall’isolamento sociale che lo ha spinto nella sua condizione, ma si espone a dosi elevatissime di farmaci e integratori non controllati con conseguente ipertensione arteriosa, alterazioni dermatologiche, calvizie, gonfiori, cambi della voce, accrescimento del seno nell’uomo (ginecomastia) e riduzione di quello nella donna, danni al fegato, ingrossamento prostata e riduzione del volume dei testicoli nell’uomo, ingrossamento del clitoride e alterazioni del ciclo mestruale nella donna.

Non mancano le complicanze psichiatriche: depressione, irritabilità, ansia, euforia, manie di grandezza, paranoie fino ad allucinazioni e deliri. Per non parlare della dipendenza, facilmente sviluppabile per molte sostanze assunte dai vigoressici.

A scuola questo tema non viene adeguatamente trattato, lasciando i ragazzi soli davanti all’esposizione di messaggi fuorvianti, vengano essi dalle fiction o da operatori del fitness poco informati. Per questo il nostro progetto mira a informare i ragazzi con precisione e scientificità su questo e altri squilibri alimentari.

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(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)