Deakin University: depressione e fattori di rischio
Depressione, come sconfiggerla con la dieta mediterranea
Se già una recente ricerca afferma che mangiare frutta e verdura regolarmente aiuta a risollevare l’umore, una sperimentazione clinica condotta in Australia da Felice Jacka della Deakin University ora sostiene che la depressione si può vincere con la dieta meditarranea, evitando alcuni cibi come dolci e bibite e preferendo cereali integrali, legumi, uova, carni magre, olio d’oliva.
La sperimentazione clinica
Lo studio clinico parte da una serie di evidenze scientifiche pubblicate che misuravano il rischio di depressione in coloro che avevano una dieta sana, in contrapposizione a persone con dieta squilibrata. Da queste basi Jacka ha pensato di avviare una sperimentazione clinica per capire se la dieta mediterranea potesse avesse la capacità di tenere lontano il disturbo depressivo. Lo studio ha coinvolto 67 pazienti con depressione da moderata a grave: metà del campione ha seguito per 12 settimane una dieta mediterranea modificata a base di cereali integrali, molti legumi, carne magra, uova, pesce latticini non zuccherati, con un limitatissimo consumo di bibite e alcolici. Gli altri volontari per le 12 settimane dovevano invece continuare la propria dieta abituale. Il livello di depressione di tutti i partecipanti è stato misurato con una scala (da 0 a 60 dove 60 indica depressione grave e 0 remissione) prima e dopo le 12 settimane.
Un mix di ingredienti antidepressivi
I risultati evidenziano che, tra coloro che hanno seguito la dieta mediterranea, il livello di depressione è diminuito, fino addirittura ad arrivare alla remissione in alcuni. Ma qual è l’ingrediente antidepressivo segreto della dieta mediterranea? Probabilmente si tratta di un mix di tutto, la ricchezza di grassi buoni che proteggono il cervello e il ridotto consumo di zuccheri tossici.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.datamanager.it/2017/02/depressione-sconfiggerla-la-dieta-mediterranea/
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)