Ansia, depressione e attacchi di panico possono peggiorare con l'isolamento
Ansia, depressione e attacchi di panico possono peggiorare con l'isolamento. Lo psichiatra: "Ma sarà un problema anche tornare alla vita reale"
L'isolamento sociale e la reclusione possono portare a forti stati d'ansia che, se persistenti, richiedono un intervento farmacologico. Il vero problema, però, sarà tornare alla vita reale. Spiega Ermanno Arreghini, medico psichiatra e psicoterapeuta: "Si fa fatica a riadattarsi alle cose a cui non siamo più abituati. Ci saranno molti disturbi d'adattamento"
"Tutti gli studi professionali lavorano all'osso, vediamo le persone che hanno più urgenza, seguendo le direttive del caso, ci avvaliamo anche degli strumenti telematici per seguire i nostri pazienti, ma non è facile", parla così il dottor Ermanno Arreghini, medico psichiatra e psicoterapeuta.
Perché, è bene ricordarlo, anche durante l'emergenza sanitaria la gente sta male. Anzi, come ci spiega il dottor Arreghini, la reclusione e l'isolamento sociale possono acuire fragilità pregresse: stati d'ansia e depressione, su tutte. "In questi giorni - spiega - ho riscontrato un aumento dei disturbi d'ansia nei pazienti che avevo già in cura. In generale, chi soffre d'ansia in questi giorni è molto più sofferente".
L'ansia è un parametro fisiologico, uno stato d'animo con il quale tutti, chi più chi meno, abbiamo imparato a fare i conti in queste settimane. Le notizie che, quotidianamente, riceviamo, l'apprensione per i nostri cari, l'isolamento, l'incertezza economica verso cui ci dirigiamo sono motivo di angoscia ed inquietudine. E' del tutto normale, dunque, sentirsi in apprensione. L'ansia diventa, però, clinica quando esce dai parametri fisiologici e va ad alterare, in maniera significativa, la nostra qualità di vita.
"L'ansia - dice Arreghini - diventa patologica se inizia ad alterare i ritmi circadiani. Si tratta, invero, di un disturbo piuttosto comune. Secondo gli ultimi rapporti degli organi competenti, interessa circa 3 milioni di italiani in età adulta, il 5% della popolazione. Una quota importante, insomma". Ora a questi 3 milioni di italiani andranno a sommarsene, probabilmente, altri. E tutti si troveranno ad affrontare ulteriori difficoltà. "Questi disturbi - commenta lo psichiatra - rischiano di aumentare ed aggravarsi a causa di questo confinamento. Solitamente alla base dell'ansia stanno situazioni costrittive, sia in senso psicologico che materiale. Possono essere, ad esempio, convivenze forzate, difficoltà economiche, questioni lavorative. Il confinamento nello stretto spazio della propria casa acuisce questa angoscia".
"Ci sono persone - continua - che mi hanno contattato dopo tanti anni chiedendomi di prescriver loro degli ansiolitici. Posso farle anche l'esempio di persone che hanno fobie molto forti e hanno bisogno, quindi, di eseguire alcuni rituali, di allontanarsi da casa, ma che, in questa situazione anomala, non possono farlo, e vengono quindi caricate di ulteriore ansia".
Vi sono, poi, tutti i disturbi depressivi. "Il male oscuro", come lo chiamava Berto. Un male che rischia di farsi ancora più buio in queste giornate. "Ho fatto sette anni di consulenze in casa circondariale - racconta Arreghini -. Com'è noto, l'incidenza dei disturbi mentali in quei luoghi è elevata. Ci si è chiesto se sia il luogo a determinarli o se ci siano situazioni pregresse. Quel che è certo è che nelle carceri il livello d'ansia e di depressioni è molto elevato. Il confinamento e la costrizione sono fattori scatenanti".
Le generalizzazioni non funzionano, e non funzionano soprattutto quando si parla di esseri umani. Ciascuno, infatti, è un mondo a sé e reagisce agli stimoli esterni in maniera diversa. Ci sono, però, delle costanti di massima che ci aiutano a descriverne comportamenti e risposte.
"La solitudine, ad esempio, - commenta Arreghini - per alcune persone diventa un momento di introspezione dal punto di vista psichico, per altre invece (la maggioranza) è l'anticamera di altri problemi. Penso agli anziani, per i quali una solitudine forzata è molto facile si accompagni ad uno scadere delle condizioni psichiche e fisiche".
Queste settimane, insomma, possono mettere a dura prova le nostre fragilità ma non dobbiamo per questo allarmarci. È del tutto normale, spiega lo psichiatra, sentirsi a tratti giù di tono o angosciati. Quando, però, questo stato d'animo diventa pervasivo e limitante, bisogna imparare a chiedere aiuto. Perché, non dimentichiamocelo, non si è mai soli e, là fuori, ci sono tante persone pronte ad ascoltarci. Ma come fare a capire quando l'ansia supera il limite fisiologico e diventa un problema clinico? Il dottor Arreghini ci aiuta a capirlo.
"Ansia è un termine generico. Potremmo descriverla come un aumentato allarme, un abbassamento della soglia a cui scatta un allarme. Normalmente la percezione dell'ansia fluttua, con ondate: al mattino, ad esempio, si percepisce la cosiddetta ansia anticipatoria che poi, durante la giornata, si placa. Se, invece, la percezione di allarme non si smorza ma diventa costante, dura nel tempo, non ha ristoro, è insomma una sensazione stabile, ecco allora che l'ansia diventa clinica".
"In questo periodo è normale avere un po' di ansia di sottofondo. Quando questa però si amplifica e diventa costante (in questo caso perché gli stimoli esterni mantengono elevata la quota di paura e preoccupazione) allora è necessario chiedere aiuto".
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)