Le droghe aiutano a concentrarsi? Tutto sul fenomeno delle smart drugs
Le droghe aiutano a concentrarsi? Tutto sul fenomeno delle smart drugs
L'allarme degli esperti: "Effetti collaterali sul nostro sistema nervoso centrale"
Alcune smart drugs attualmente in commercio, confermano gli esperti, sono “in grado di alterare le capacità e le attività cognitive. L’obiettivo- chiariscono – è quello di potenziare il rilascio di agenti neurochimici e implementare l’apporto di ossigeno al cervello”. Tuttavia, tengono a sottolineare immediatamente gli psicologi, “queste sostanze potrebbero avere effetti collaterali sul nostro sistema nervoso centrale. Ad oggi ancora non sono state raccolte forti evidenze scientifiche che riescano a identificare chiaramente gli effetti indesiderati più gravi. La maggior parte di esse – prosegue il team di ‘Lontani ma vini’- non è sottoposta allo stringente iter regolatorio che devono seguire i farmaci, per questo è difficile monitorare gli effetti collaterali”.
Sebbene “qualche studio recente riporti dei miglioramenti apparenti nelle prestazioni dopo le prime assunzioni, queste sostanze – ribadiscono gli psicologi – causano una diminuzione della plasticità cerebrale che nel lungo termine potrebbe portare ad una regressione cognitiva”.
Entrando nello specifico delle difficoltà riportate dall’autore del messaggio e dopo avergli fortemente sconsigliato di assumere sostanze le cui conseguenze non sono note né prevedibili, gli esperti gli consigliano di rivolgersi a uno psicologo per valutare “le tue difficoltà di attenzione e concentrazione e capire se siano legate ad uno stato di ansia particolare o se rientrino in un disturbo di apprendimento. Una giusta valutazione – assicurano – ti aiuterà a trovare delle strategie cognitive ed emotive più funzionali”.
LIMITLESS
Il potenziamento delle capacità cognitive è un tema che solletica da sempre gli esseri umani e ha ispirato anche diversi film. Come ‘Limitless’ in cui il protagonista, Bradley Cooper, è uno scrittore che attraversa un periodo difficile, in cui la sua vena creativa si è spenta. Attraverso un conoscente, l’autore in crisi prova un farmaco che stimola fortemente le sue capacità cerebrali. E così, in poco tempo, le sorti della sua vita si rovesciano in positivo e tutto sembra girare nel verso giusto.
LE SOSTANZE CHE STIMOLANO L’ATTIVITÀ CELEBRALE
Le sostanze che stimolano l’attività cerebrale si chiamano nootropi, si trovano naturalmente in alcuni alimenti e vengono anche prodotte in laboratorio e inserite in alcuni farmaci per la cura di malattie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson o per trattare i deficit di attenzione. Sempre più spesso queste sostanze si trovano anche in alcune cosiddette ‘smart drugs’, molto diffuse tra i giovani, soprattutto nei periodi degli esami. In uno studio, condotto tra il 2015 e il 2017 su un campione di circa 100mila persone di 15 nazioni di tutto il mondo, pubblicato nel 2018, è emerso che il 14% del campione aveva utilizzato droghe stimolanti nell’ultimo anno. Una percentuale che sale al 30% negli Stati Uniti. È in Europa, tuttavia, che si è registrato il maggior incremento di utilizzo di queste sostanze per migliorare le perfomance cerebrali. Così in Francia si è passati dal 3% del 2015 al 16% del 2017, mentre in Gran Bretagna, nello stesso periodo, le percentuali sono passate dal 5% al 23%. Trattandosi spesso di medicinali che vengono utilizzati impropriamente da persone sane, sottolineano gli autori dello studio, questi risultati sollevano questioni anche di tipo etico e sanitario.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)