Macerata: abusava della figlia in preda ad alcol e psicofarmaci
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Tolentino Quattro anni e sei mesi di reclusione. Questa la condanna inflitta dal Tribunale di Macerata a Q.P., 62 anni, operaio di Tolentino da due anni in pensione, finito sul banco degli imputati con la pesante accusa di abusi sessuali nei confronti della figlia. La delicata vicenda giudiziaria è stata rievocata ieri in Tribunale davanti al collegio penale presieduto dal giudice Giovanni Iannielli (a latere i magistrati Isabella Allieri ed Enrico Zampetti). La procura - ieri la pubblica accusa era stata sostenuta dal Pm Andrea De Feis - aveva chiesto una pena di sette anni.
Nel corso del processo l'avvocato Giuseppe Battellini, che difende l'imputato, aveva ottenuto l'espletamento di una perizia psichiatrica affidata dal collegio giudicante al medico legale Pierluigi Pianesi in quanto, secondo il difensore, all'epoca dei fatti il suo assistito non era totalmente capace di intendere quello che faceva anche a causa dell'abuso di alcol e psicofarmaci. Q.P., secondo l'accusa, in due occasioni avrebbe spogliato e toccato la figlia e sarebbe inoltre stato responsabile di numerosi altri toccamenti lascivi. I fatti contestati sarebbero sempre accaduti all'interno della loro abitazione, nel periodo compreso tra il 1997 e il 2001. La parte offesa ora ha 21 anni. Ieri è terminato il processo di primo grado e i giudici, come detto, hanno inflitto all'imputato una condanna a 4 anni e sei mesi di reclusione. Alla fine il Tribunale - per riconoscendo le attenuanti - non ha tenuto conto della perizia del professor Pianesi, secondo cui l'imputato al momento dei fatti "manifestava un tale stato di mente da scemare grandemente la sua capacità di volere".
Ora l'avvocato Battellini è pronto a presentare un ricorso dinanzi alla Corte d'Appello. "Attendo di conoscere le motivazioni della sentenza - afferma il difensore -. Di certo c'è che nel secondo grado di giudizio proporremo di nuovo la perizia. Non riesco a capire perchè i giudici non ne abbiano tenuto conto". Anche secondo il Pm De Feis l'imputato era totalmente capace di intendere e di volere al momento dei fatti contestati.