Università di Leeds: depressione ed internet addiction
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Cattive notizie per gli appassionati del Web, che tra chat, videogiochi online e social network come Facebook e Twitter passano ore e ore in Rete. Secondo un maxi-studio dell'Università di Leeds (Gran Bretagna), le persone che trascorrono molto tempo su Internet sono più inclini a mostrare sintomi depressivi. Non solo: i ricercatori hanno evidenziato come alcuni cybernauti abbiano sviluppato un atteggiamento compulsivo nei confronti della Rete, sostituendo di fatto i rapporti sociali con i contatti in chat e i messaggi scambiati con "amici" e "follower" sui social network. Per l'1,2% degli utenti, insomma, Internet è come una droga.
Il rischio di chi si fa prendere la mano, avvertono gli esperti, è quello di un grave impatto sulla salute mentale. Lo studio ha monitorato 1.319 persone dai 16 ai 51 anni, indagando sull'utilizzo del Web e su eventuali problemi di depressione. «Internet oggi gioca un ruolo importante nella vita moderna - sottolinea Catriona Morrison, prima autrice della ricerca che sarà pubblicata su Psychopathology - ma i benefici» legati a questa tecnologia «sono accompagnati da un lato più oscuro. Se molti di noi usano Internet per pagare le bollette, fare shopping o spedire e-mail, c'è un piccolo gruppo di persone per cui è difficile controllare il tempo trascorso online. Fino al punto che questo interferisce con le loro attività quotidiane».
Questi "drogati" di Internet passano, in proporzione, più tempo a caccia di gratificazioni sessuali sui siti web a luci rosse, su quelli specializzati in gioco d'azzardo e chiacchierando in chat rispetto agli altri. E presentano anche una maggiore incidenza di depressione da moderata a severa, rispetto ai cybernauti che non sono caduti nella schiavitù della Rete.
«Il nostro lavoro indica che l'uso eccessivo di Internet è associato alla depressione. Ma ancora non sappiamo quale dei due problemi arrivi prima», avverte l'esperta. Se, cioè, il male oscuro sia figlio delle troppe ore al pc, o spinga in qualche modo le sue vittime nella spirale delle maratone online. «Quello che invece è chiaro - aggiunge la Morrison - è che per un piccolo sottogruppo di persone l'eccessivo utilizzo del web potrebbe essere una spia allarmante di una tendenza alla depressione».
Nella sua ricerca il team ha monitorato giovanissimi, ragazzi ma anche adulti che usano la Rete per lavoro. Scoprendo che a rischiare di cadere nella trappola della dipendenza sono più spesso i primi, rispetto ai cybernauti di mezza età: l'età media del gruppo di 'addicted' è infatti di 21 anni. Insomma, la ricerca «rinforza i timori già sollevati dagli esperti: farsi prendere troppo dai siti web fino a sostituire le normali funzioni sociali potrebbe essere collegato a problemi piscologici come, appunto, depressione e dipendenza», dice la ricercatrice.
Inoltre se appena l'1,2% dei soggetti monitorati è risultato 'drogatò del web, il problema comunque ha un'incidenza maggiore rispetto ad esempio al gioco d'azzardo patologico, in Gran Bretagna fermo allo 0,6%.