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News di Alcologia

I giovani e l'alcol: lettera aperta di un genitore

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Lettera aperta di un genitore al sindaco Delrio e alla presidente Masini
di Paola Franceschetti
Sono mamma di due ragazzi di 10 e 14 anni e medico cardiologo presso l'Azienda Usl. Sulla questione del consumo di alcol e dello sballo, che

sembra purtroppo esser diventata una moda, chiedo al Sindaco, al Presidente della Provincia e a tutti i Sindaci reggiani di voler fare la

propria parte, insieme alle famiglie e alla scuola, per sconfiggere quella che sta diventando una piaga. E vorrei farlo avanzando alcune proposte concrete.
Non si capisce perchè questo problema, che è sociale, culturale , ma anche di salute, venga vissuto e trattato in modo diverso da quello del

fumo nei locali pubblici. E' opportuno ricordare che il limite dei 16 anni è stato posto dalla legge perchè fino a quella eta' non abbiamo

gli enzimi per metabolizzare l'alcol introdotto, con tutti i danni conseguenti ed il rischio di un coma etilico, evento assai grave. Ecco

perche' è sicuramente importante anche una piu' rigorosa applicazione della legge (vige da sempre infatti il divieto della vendita di

alcoolici agli under 16) che in primis tutela la salute dei nostri ragazzi.
Aggiungo che, dal punto di vista educativo, è importante far passare in maniera chiara il concetto che le regole ci sono e devono essere

rispettate (come avviene appunto per il fumo nei locali pubblici). Dare regole senza esigere il loro rispetto è un processo per certi aspetti

inutile e rischia anzi di far perdere autorevolezza. Sarebbe sufficiente chiedere semplicemente un documento ai ragazzi che comprano

alcoolici, cosa che avviene oggi solo in alcuni supermercati (spesso invece in discoteca la prima consumazione proposta è proprio quella

alcoolica, anche alle feste delle superiori) , quindi sicuramente il "patto" con i gestori è fondamentale.
Così come sono positive iniziative quali il Discobus o il Taxi-amico, e le campagne per la sicurezza sulle strade, ma non basta dire " non

bere se guidi". Si rischia infatti di distogliere l'attenzione dal problema vero : i nostri
ragazzi oggi associano sempre più il bere a comportamenti trasgressivi; la cultura dello "sballo", il bere per ubriacarsi insomma ( il

"binge-drinking": abuso concentrato in singole occasioni finalizzato proprio allo sballo) è molto più diffusa di quanto le famiglie non

sappiano. Vi è una sotto-percezione del problema alcol nella quotidianita' e spesso i genitori sono gli ultimi a venire a conoscenza dei

comportamenti problematici dei loro figli.
E le , seppur meritevoli, "campagne educazionali" è ormai dimostrato che aumentano sì le conoscenze sull'alcool dei nostri giovani, ma non

incidono adeguatamente sulla capacità di scelta e quindi sul loro modo di bere. Cio' che serve è una coerenza a 360° con proposte di svago

veramente alternative, un reale programma formativo (e non solo informativo), l' "alleanza" scuola-famiglia, l'aiuto costante dei media, il

coinvolgimento in prima persona dei giovani, un appoggio alle famiglie spesso incredule e sole di fronte al problema.
E proprio a tal proposito sarebbe fondamentale creare un sito Ausl per le Problematiche Giovanili: attivo tutti i giorni con personale

specializzato, e strutturato in modo da garantire un facile utilizzo ai giovani e ai genitori;
ricordiamoci che per i ragazzi il computer è uno strumento famigliare, è diretto e garantisce la privacy. Al posto dei corsi informazionali

già fatti, in cui i nostri figli sono soggetto passivo, si potrebbero organizzare cicli di incontri che vedano protagonisti i ragazzi delle

scuole (con psicologi , operatori sociali e artistici), strutturati in modo che l'alcool non emerga tanto come "problema-colpa" (col rischio

di incentivare atteggiamenti problematici) ma soprattutto come"vissuto", come esperienza, utilizzando un linguaggio di impatto socio-

drammatico e realizzando rappresentazioni teatrali e mostre grafiche negli spazi cittadini, con il supporto dei media per la opportuna

divulgazione degli eventi.
E' inoltre fondamentale il coinvolgimento attivo , costante, non episodico, e premiante dei nostri ragazzi nei bar / discoteche per la

preparazione dei drink bianchi, e l'attuazione di corsi per diventare barman-bianchi, anche qui con l'appoggio costante dei media che

dovranno far passare un messaggio "caldo", positivo. E ancora: istituire i Bar-Bianchi in città, veri corner del bere analcolico: l'offerta

di intrattenimento è fondamentale, andranno coinvolti testimonial del mondo dello sport e dello spettacolo per comunicare e rafforzare il

messaggio.
La grande, importantissima scommessa per i prossimi anni è questa: tenere i nostri giovani al riparo dai rischi dei comportamenti pericolosi

e, al tempo stesso, offrire loro l'opportunita' di dare un significato pieno a scelte,
contestazioni, progetti e sogni...non da sballati.
Grazie per l'attenzione, cordialmente
Paola Franceschetti


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)